Garlasco, omicidio Chiara Poggi: il nuovo esame genetico sui rifiuti non rivela presenze diverse dalla vittima e Stasi

Nessuna presenza estranea. Le nuove analisi effettuate sul materiale sequestrato nella villetta di via Pascoli hanno confermato che le uniche tracce genetiche rilevate appartengono a Chiara Poggi e ad Alberto Stasi. È questo l’esito preliminare dell’incidente probatorio richiesto nella nuova indagine sull’omicidio della giovane uccisa il 13 agosto 2007.

Il riscontro è arrivato a seguito dei tamponi effettuati dalla Polizia Scientifica negli uffici della questura di Milano. Gli accertamenti hanno riguardato alcuni oggetti prelevati all’epoca dei fatti: un piattino di plastica, un sacchetto azzurro per l’immondizia e le linguette di due vasetti di Fruttolo. Tutti questi elementi, analizzati nei giorni scorsi, hanno restituito un unico profilo femminile, compatibile con quello di Chiara Poggi.

Sempre alla giovane vittima apparterrebbe anche il Dna rilevato sul sacchetto contenente cereali avanzati, trovato il giorno del delitto sul divano dell’abitazione. Su questo oggetto è stato inoltre rinvenuto un capello – o un pelo – della lunghezza di circa tre centimetri, la cui natura (umana o animale) è ancora in fase di verifica.

Tra le tracce raccolte, una sola è risultata attribuibile a un uomo: il profilo genetico isolato sulla cannuccia del brick dell’Estathé. Secondo quanto stabilito, si tratterebbe del Dna di Alberto Stasi, allora fidanzato di Chiara, che la sera prima del delitto aveva cenato con lei. Una circostanza che Stasi non aveva mai smentito.

Al momento, il materiale oggetto dell’incidente probatorio continua a essere analizzato. Restano da esaminare i trentiquattro fogli di acetato utilizzati all’epoca per conservare le impronte digitali rilevate sulla scena del crimine. Finora, i test eseguiti su questi supporti non hanno evidenziato tracce di sangue. Tuttavia, la difesa dell’ex fidanzato ha richiesto un nuovo accertamento specifico sulla cosiddetta “Traccia 10”, individuata sulla parte interna della porta d’ingresso della villetta. Si tratta di una macchia considerata non attribuibile, definita “sporca”, su cui si vuole verificare nuovamente l’eventuale presenza ematica.

L’inchiesta in corso, che vede indagato Andrea Sempio, continua dunque ad appoggiarsi su accertamenti tecnici puntuali. Ma ad oggi, nessun nuovo elemento sembra aver incrinato le certezze acquisite nei precedenti gradi di giudizio.