Garlasco, omicidio Chiara Poggi, impronte e rifiuti al centro del nuovo esame: la scienza torna sulla scena del delitto

A distanza di quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso Garlasco continua a riemergere dal passato, riportando investigatori, periti e consulenti nella fitta rete delle prove mai del tutto chiarite. Questa mattina, infatti, si riaccendono i riflettori presso la Questura di Milano, dove si svolge il secondo atto dell’incidente probatorio che punta a riesaminare reperti chiave del delitto.

Indagini riaperte: sotto esame impronte digitali e vecchi rifiuti

L’attenzione degli esperti è ora concentrata su impronte digitali e oggetti rimasti in sospeso fin dal giorno successivo all’omicidio. In particolare, i tecnici – genetisti e dattiloscopisti – stanno verificando la presenza di tracce di sangue sulle impronte rilevate in casa Poggi, con l’utilizzo di test avanzati come Obti. Finora, nessuna traccia ematica è emersa, nemmeno su quella che i carabinieri considerano una prova cruciale: la cosiddetta “impronta 10”, impressa sulla porta interna durante la fuga del presunto assassino.

Un pool tecnico incrocia competenze e strategie

Coordinati dai periti Denise Albani e Domenico Marchigiani, incaricati dalla gip Daniela Garlaschelli, i lavori proseguono negli uffici della Polizia Scientifica di Milano. Presenti anche le parti civili e le difese: per la famiglia Poggi ci sono Marzio Capra, Dario Redaelli e Calogero Biondi, mentre per Alberto Stasi, condannato a 16 anni, i consulenti Ugo Ricci e Oscar Ghizzoni. I pubblici ministeri si affidano invece a Carlo Previderè e Pierangela Grignani, affiancati da nomi noti come Luciano Garofano e Luigi Bisogno, rispettivamente ex RIS di Parma ed ex ispettore della Polizia.

La spazzatura come nuovo fronte investigativo

Uno dei capitoli più inediti dell’indagine riguarda gli scarti alimentari sequestrati all’epoca nella villetta di via Pascoli. Tra confezioni di cereali, vasetti di Fruttolo e un cucchiaino usato, i periti tenteranno ora di isolare tracce di DNA. Se recuperato, il materiale genetico verrà incrociato con i tamponi della vittima in un laboratorio specializzato, nella speranza di associare quelle impronte biologiche a identità precise.

Il passo più delicato: il DNA sotto le unghie

Il momento più atteso resta l’esame sui due profili genetici trovati sotto le unghie di Chiara Poggi. Una traccia potrebbe appartenere ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e figura tornata al centro della scena investigativa. L’altra resta senza nome, e potrebbe rappresentare la chiave per ribaltare o consolidare la verità processuale.