Garlasco – Passo dopo passo sulla scena del crimine

di Rachele Zinzocchi – Il Tempo, 1° maggio 2009
La ricostruzione del delitto aiuta a comprendere su quali elementi si sia mossa l’accusa.
13 agosto 2007: Poco prima delle 14, il corpo di Chiara Poggi, 26 anni, viene ritrovato col cranio fracassato nella villetta di via Pascoli a Garlasco, riverso sulle scale della cantina. A dare l’allarme, Alberto Stasi, 24 anni, laureando alla Bocconi e fidanzato di Chiara. Come risulta dal «verbale di sommarie informazioni» reso il 13 agosto, Stasi si sarebbe recato a casa di Chiara «verso le 13.40», preoccupato che lei, «durante la mattinata», non avesse «mai risposto alle sue telefonate». Alberto avrebbe «scavalcato il muretto di cinta» e sarebbe «entrato nell’abitazione». Stando alle sue dichiarazioni, «in tutti i movimenti […] non aveva posto attenzione a dove metteva i piedi e si era spostato “con passo veloce quasi correndo”». Anche in seguito dirà: «In tutti i movimenti che ho appena descritto non ho guardato dove mettevo i piedi». Alberto chiama il 118, corre dai Carabinieri, arriva alle 13.50. È ascoltato dal pm di Vigevano, Rosa Muscio, e dai Carabinieri per 12 ore.
14 agosto: Spunta una testimone. Una vicina di casa, la mattina del 13, avrebbe visto una bicicletta da donna appoggiata al muro della casa.
20 agosto: Ad Alberto viene notificato un avviso di garanzia per omicidio volontario. Tra le incongruenze rilevate dagli inquirenti, le scarpe di Stasi, senza macchie di sangue benché il pavimento ne fosse pieno. Da casa sua vengono sequestrate tre auto e due biciclette.
24 settembre: il Pm Rosa Muscio dispone il fermo di Stasi. Sui pedali di una delle biciclette sarebbero state trovate tracce di Dna compatibile con quello di Chiara. Per i Ris sarebbe sangue della giovane. Contraddittoria per l’accusa – si legge nella disposizione di fermo – anche «la mancanza di tracce ematiche sulle scarpe», che per Stasi «dovevano essere quelle con cui era entrato all’interno dell’abitazione», mentre mancano «impronte di scarpa corrispondenti alla suola delle calzature che aveva al momento del ritrovamento del cadavere». Anche la «telefonata fatta al 118 per tono di voce e per le modalità della segnalazione non appare compatibile con una telefonata fatta nell’immediatezza del ritrovamento». A causa del possibile «pericolo di fuga» (contestato dalla difesa, Alberto non era quasi più uscito di casa), Stasi è trasferito nel carcere di Vigevano. La folla grida «Assassino!». Ma lui si dice innocente.
28 settembre: Il gip non convalida il fermo. Non ci sarebbero prove sufficienti. Stasi torna in libertà. Ma resta l’unico indagato.
5 novembre: Secondo l’autopsia, Chiara sarebbe stata uccisa fra le 10.30 e le 12 del 13 agosto, «con maggior centratura fra le 11 e le 11.30», con un oggetto appuntito.
16 novembre: I Ris rilevano che le tracce e le impronte nella villetta sono tutte di Chiara, dei suoi familiari e di Alberto.
12 dicembre: I Ris consegnano al pm la consulenza sul computer di Alberto Stasi. Il ragazzo aveva dichiarato di aver lavorato a casa alla sua tesi la mattina del delitto. Il pc sarebbe invece stato sì acceso per ore, ma usato solo pochi minuti.
20 dicembre: Sul pc di Alberto è rinvenuto materiale pedopornografico. Parte una nuova accusa: detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico. Che indicherebbe anche, qualora Chiara ne fosse venuta a conoscenza, il possibile movente del delitto.
18 febbraio 2008: La difesa di Stasi consegna al pm una consulenza e una memoria per il computer, secondo cui l’accertamento disposto dal pm sarebbe inutilizzabile. Inoltre Stasi, tra la sera del 12 agosto e la mattina del 13, avrebbe lavorato alla tesi per 4 pagine, passando da 151 a 155.
27 marzo: Stasi si laurea in economia alla Bocconi con 110.
16 aprile: La villetta viene restituita alla famiglia Poggi. Papà Giuseppe si accorge che da casa manca un martello: possibile arma del delitto.
4 agosto: La difesa deposita una nuova relazione, ove si sostiene che:
– Il corpo della giovane sarebbe stato spostato da almeno due persone, più piccole di Chiara. Ma il consulente dei Poggi Marzio Capra commenta: «Mi sembra impossibile. Nessuna impronta estranea a quelle dei componenti della famiglia o di Stasi è mai stata trovata in casa».
– Per le scarpe, Alberto poteva benissimo non sporcarsele. Erano fabbricate con materiale idrorepellente.
– Per la bici, «quella traccia […] su un pedale della bicicletta di Alberto Stasi non è sangue umano» e «quindi il Dna riconducibile a Chiara Poggi ha un’altra origine biologica».
– Per l’ora del decesso, Chiara sarebbe stata uccisa tra le 9 e le 10, quando Stasi era sicuramente a casa sua, come mostrerebbero computer e tabulati.
8 ottobre: La Procura notifica l’avviso di chiusura indagini.
3 novembre: il pm Rosa Muscio chiede il rinvio a giudizio per Stasi.
10 dicembre: Viene depositato il dossier degli ingegneri del Politecnico di Torino che, ricostruendo al computer il corridoio di casa Poggi e simulando, secondo varie possibili andature, il percorso di Stasi, esclude che il giovane possa non essersi sporcato le scarpe di sangue.
16 febbraio 2009: Depositate presso il giudice di Vigevano due perizie dell’accusa.
– La bicicletta sarebbe stata lavata. Le microtracce rinvenute sul pedale della bici sarebbero sangue della vittima.
– Il portasapone del bagno della villetta, dove l’assassino si sarebbe lavato le mani, conterrebbe tracce di Dna della vittima, ma non le sue impronte, mentre ci sarebbero le impronte di Alberto ma non il suo Dna: sarebbe stato lui, per l’accusa, a lavarsi le mani e a lasciare il Dna della ragazza.
– Il computer: nel pc di Alberto non esistono evidenze di attività tra le 10.37 e le 11.57 del 13 agosto, quando Chiara sarebbe stata uccisa. Il computer sarebbe stato spento improvvisamente la sera prima, dopo aver scaricato file da due chiavi Usb. Ma di queste solo una, quella con le foto di Chiara a Londra, è stata rinvenuta.
24 febbraio: Inizia a Vigevano l’udienza preliminare per il processo a Stasi.
30 marzo: Stasi chiede il rito abbreviato.
9 aprile: Durante la prima udienza, i pm Rosa Muscio e Claudio Matteucci chiedono 30 anni per Stasi. La famiglia Poggi chiede 10 milioni di risarcimento. La difesa di Stasi risponde: «Controllate l’alibi delle cugine». Il riferimento è alle gemelle Stefania e Paola Cappa. Per la difesa le indagini si sarebbero svolte “a senso unico”.
18 aprile: la difesa chiede l’assoluzione di Stasi.