Gatti si difende: «Mai oltrepassato i limiti. Ho fatto di tutto per salvare la Carisp»

gabriele gatti«HO FATTO di tutto come segretario di Stato alle Finanze per salvaguardare la Cassa di Risparmio». Gabriele Gatti, l’ex inquilino di Palazzo Begni condannato’ dalla Commissione di inchiesta sulla vicenda Carisp-Delta, e poi dallo stesso Consiglio, che ha confermato con un ordine del giorno il suo giudizio, si difende dalle accuse di aver «oltrepassato il limite» dei suoi doveri istituzionali, adoperandosi in maniera definita in aula «iperattiva» a ricercare l’accordo tra Cassa e Sopaf per la cessione della azioni di Delta. Il salvataggio del primo istituto del Paese, e quindi del Paese stesso, era il solo obiettivo degli incontri romani, su cui i consiglieri di opposizione e maggioranza hanno storto il naso. «Il solo pensare il contrario è falso e inaccettabile non ci sta Gatti in quel periodo il 90% del mio tempo l’ho utilizzato proprio per il bene di Cassa». Ma la sua bocciatura politica è stata motivata piuttosto per la sua visita al Pm di Forlì, Fabio di Vizio, cui ha consegnato, a detta della relazione, un documento secretato, ovvero la lettere che Mario Fantini, ex amministratore delegato di Carisp, aveva inviato agli ex segretari di Stato Fiorenzo Stolfi e Stefano Macina, per motivare il suo rifiuto ad accettare lo stop dei finanziamenti di Delta, sollecitato da Bcsm. «Non vedo cosa ci potesse essere di segreto in una lettera che Fantini ha inviato a due segretari di Stato si difende Gatti in ogni caso non è vero che fosse coperta da segreto d’ufficio, in caso da chi sarebbe stata secretata?». Ma soprattutto, Gatti chiarisce le motivazioni di quella iniziativa: «Volevo provare che noi certamente non avevamo le regole di oggi spiega ma non eravamo nemmeno una Repubblica delle banane come qualcuno ci voleva far passare. Volevo dimostrare che avevamo una Banca centrale e comunque ci muovevamo all’interno di regole». E ancora: «Davanti a un procuratore avrei dovuto dire il falso?». Gatti interviene anche sulla consegna di 70 nominativi di correntisti di Carisp a Di Vizio da parte di Tito Masi e Leone Sibani, rispettivamente presidente della Fondazione Carisp e presidente dell’istituto. «Forse la Commissione ha preso un abbaglio si limita a dire non posso credere che un uomo di esperienza come Masi possa averlo fatto». Il diretto interessato smentisce il contenuto della relazione: «Ho preso visione di alcune insinuazioni dice Masi sul mio comportamento in merito ai rapporti con la Procura di Forlì. Ritengo doveroso precisare che tali insinuazioni sono prive di qualsiasi fondamento e ribadisco che non ho consegnato nemmeno un foglio di carta alla Procura di Forlì». Lo stesso Masi fa sapere di riservarsi nei prossimi giorni di puntualizzare il suo operato «teso esclusivamente conclude a salvaguardare la Cassa di Risparmio». Il Resto del Carlino