Una speranza accolta con gioia ma anche con la ferma convinzione che la strada per la pace sia ancora lunga e irta di ostacoli. Con un comunicato diffuso oggi, il Collettivo San Marino per la Palestina interviene sulla notizia dell’imminente cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, definendo la tregua “un punto di partenza, non un punto d’arrivo”. L’associazione annuncia un rafforzamento delle proprie iniziative, chiedendo alla cittadinanza sammarinese di non interrompere la mobilitazione.
Il Collettivo esprime sollievo per “uno spiraglio di luce dopo due anni di genocidio”, un sentimento condiviso con i palestinesi “scesi a festeggiare tra le macerie”. Tuttavia, la nota mette subito in chiaro che la sospensione delle ostilità non basta e deve aprire la strada all’autodeterminazione del popolo palestinese, minacciato da quelle che definiscono “politiche coloniali sioniste”.
” ‘Palestina Libera’ non è uno slogan, ma un obiettivo concreto”, scrive il Collettivo, elencando le condizioni imprescindibili: il rispetto del cessate il fuoco, la liberazione di tutti gli ostaggi, l’accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari, la fine dell’occupazione e del “regime di apartheid”, e l’accertamento delle responsabilità per il “genocidio del popolo palestinese davanti ai Tribunali Internazionali”.
Nel documento si fa riferimento anche alla posizione ufficiale di San Marino, citando il “toccante discorso all’ONU” del Segretario di Stato agli Affari Esteri, Luca Beccari, che ha riconosciuto lo Stato di Palestina ricordando che la pace si fonda su giustizia e uguaglianza. Una visione che, secondo il Collettivo, si scontra con il cosiddetto “piano di pace” di Trump per Gaza, un progetto che “nega il diritto all’autodeterminazione palestinese e che riduce il popolo a soggetto umanitario, mai politico”.
A sostegno delle proprie preoccupazioni, il comunicato riporta le recenti dichiarazioni del Ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar (“Non ci sarà nessuno Stato palestinese”) e la rimozione del nome di Marwan Barghouti, il “Mandela palestinese”, dalla lista dei prigionieri da liberare. “Temiamo che il genocidio possa riprendere non appena saranno liberati gli ostaggi israeliani”, conclude il Collettivo, ricordando come la situazione in Cisgiordania e a Gerusalemme Est resti drammatica sotto “la morsa dei coloni e delle IDF”.
Leggi il comunicato stampa integrale: Comunicato stampa_tregua a Gaza_14102025-1