Il gabinetto di sicurezza israeliano ha dato il via libera, dopo una maratona di dieci ore, alla proposta del premier Benjamin Netanyahu di conquistare Gaza City. L’operazione militare, finora evitata dall’IDF nella sua totalità, si concentra su quest’area densamente popolata, dove attualmente risiede circa un milione di persone.

Un alto funzionario israeliano ha chiarito che l’obiettivo strategico è l’evacuazione completa dei residenti di Gaza City entro il 7 ottobre 2025, data simbolica che segna il secondo anniversario dell’attacco di Hamas nel sud di Israele. I cittadini saranno spostati verso campi profughi centrali e altre zone circostanti. Nel frattempo, un assedio verrà imposto ai gruppi armati ancora presenti in città, mentre l’esercito israeliano avvierà le operazioni interne di conquista.
Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. L’Onu ha chiesto un immediato stop a questo piano, definito altamente rischioso per la popolazione civile. Il premier britannico Keir Starmer ha bollato l’iniziativa come un “errore grave” che non aiuterà a risolvere il conflitto né a garantire la liberazione degli ostaggi, ma piuttosto rischia di provocare un’escalation di violenza.
Parallelamente, il ministro israeliano Bezalel Smotrich ha espresso la volontà di cancellare lo Stato palestinese attraverso un piano per il ritorno e il rafforzamento degli insediamenti nella Cisgiordania, segnalando un’agenda politica ancora più ampia e controversa.
La decisione di occupare Gaza City e spostare forzatamente i suoi abitanti rappresenta dunque un punto di svolta cruciale nel conflitto israelo-palestinese, con forti implicazioni umanitarie e geopolitiche che continueranno a svilupparsi nei prossimi mesi.