Gdf Roma scopre maxi-evasione fiscale 62 indagati tangenti a P. A. C’entrano anche fiduciarie di San Marino

Guardia di Finanza(AGI) – Roma, 21 ott. – Una maxi-evasione del fisco, dell’ordine di 1,7 miliardi di euro, grazie a un giro di false fatturazioni da parte di società cooperative che poi sparivano per far posto ad altre e perpetuare il giro; denaro che veniva illecitamente distratto e veicolato, da parte dei responsabili delle organizzazioni, su conti correnti intestati a società fiduciarie di San Marino e del Lussemburgo, per il successivo reimpiego nel settore immobiliare; una sorta di contabilità riservata e parallela riguardante somme erogate ad appartenenti a pubbliche amministrazioni per finalità illecite in corso di accertamento.

E’ quanto scoperto dalla Guardia di Finanza di Roma attraverso le indagini, durate oltre due anni, condotte dal Nucleo speciale polizia valutaria e che questa mattina si e’ tradotto in una operazione che ha portato a decine di perquisizioni e a numerosi sequestri di beni immobili. Sono 62 le persone indagate. A capo dell’organizzazione vi sarebbero gli imprenditori romani Pierino Tulli e Maurizio Ladaga. I finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria – coordinati dal pool di magistrati della Procura di Roma del ‘Gruppo Economia’ – hanno proceduto oggi all’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per oltre 100 milioni di euro, emesso dal gip di Roma, Valerio Savio, nei confronti di una associazione capeggiata e promossa dai titolari del cosiddetto “Gruppo GESCONET” e composta complessivamente da 62 soggetti, attualmente indagati per i reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e reati tributari.

L’operazione di polizia giudiziaria, nome in codice “Miliardo”, vede impegnati oltre 70 finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria e reparti della Guardia di Finanza territorialmente competenti, che dalle prime ore di questa mattina stanno svolgendo numerose perquisizioni locali e domiciliari nel Lazio, in Lombardia, Piemonte, Veneto e Sardegna finalizzate ad individuare e sottoporre a vincolo cautelare circa 90 immobili tra uffici, unita’ residenziali ed opifici, due aziende, nonche’ numerosi mandati fiduciari ed oltre cento rapporti bancari. Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle attraverso complesse analisi documentali, intercettazioni telefoniche, pedinamenti e sentendo testimoni, hanno consentito di accertare che le organizzazioni individuate risultavano specializzate nella sistematica evasione della riscossione di debiti tributari, mediante l’utilizzo di circa 250 societa’ consortili e cooperative, operanti nei settori del trasporto, facchinaggio, pulizie e vigilanza privata.

Il danno erariale di 1,7 miliardi di euro maturato nel corso degli anni e’ riscontrato anche dalle numerose verifiche fiscali effettuate dagli uffici dell’Agenzia delle Entrate. Il meccanismo fraudolento utilizzato sin dal 2001 consisteva generalmente nell’affidamento di servizi in subappalto a societa’ cooperative appositamente costituite, da parte delle societa’ consortili amministrate dagli indagati, che si aggiudicavano gli appalti sia da enti pubblici, sia da societa’ private di rilevanza nazionale. Le societa’ cooperative, a loro volta, mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti – accertate dalle Fiamme Gialle per circa 400 milioni di euro – accreditavano il denaro ricevuto ad ulteriori cooperative cosiddette “finali”, i cui conti venivano progressivamente svuotati mediante prelevamenti in contante, non giustificati da alcuna logica commerciale.

Tale denaro veniva poi illecitamente distratto e veicolato, da parte dei responsabili delle organizzazioni, su conti correnti intestati a societa’ fiduciarie di San Marino e del Lussemburgo, per il successivo reimpiego nel settore immobiliare. Le cooperative “finali”, quindi, dopo essere state cosi’ svuotate venivano poste in liquidazione e sostituite da ulteriori societa’ neocostituite, che ciclicamente subivano il medesimo iter di svuotamento ed abbandono. Un sistema che ha permesso ai presunti capi dell’organizzazione – per l’appunto Pierino Tulli e Maurizio Ladaga, secondo la Guardia di Finanza – di appropriarsi illecitamente, per circa 160 milioni di euro, del denaro distratto che, invece, sarebbe dovuto finire nelle casse dello Stato in ragione delle imposte dovute dalle imprese ad essi riconducibili.

Cio’ ha consentito ai due imprenditori di conseguire un illecito cospicuo profitto, determinando, inoltre, pesanti effetti distorsivi della concorrenza nei settori ove operava il loro gruppo imprenditoriale, che, grazie alle maggiori risorse disponibili ed ai conseguenti maggiori ribassi praticati nelle procedure di affidamento, riusciva ad ottenere numerosi appalti. E le indagini hanno condotto anche alla scoperta di una sorta di contabilita’ riservata e parallela riguardante somme erogate ad appartenenti a pubbliche amministrazioni per finalita’ illecite in corso di accertamento. In particolare le erogazioni riguardano gli anni compresi tra il 2010 e il 2012 e la loro provvista deriva dalle riserve occulte costituite mediante la distrazione di denaro delle cooperative. E all’individuazione dei destinatari di questo denaro gli investigatori sono ora al lavoro.