Ha prevalso il buon senso. Ossia, i devastanti numeri dei sondaggi e l’umore nero di una fetta del partito. Così il capo dei socialdemocratici, Sigmar Gabriel, ha deciso il passo indietro. Secondo indiscrezioni trapelate da una riunione della Spd al Bundestag, il viececancelliere ha proposto l’ex presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, come candidato dei socialdemocratici, dunque come rivale di Angela Merkel nella corsa per la cancelleria alle elezioni di settembre, ma anche come suo successore alla guida della Spd.
Gabriel vorrebbe prendere il posto di Frank-Walter Steinmeier, attuale ministro degli Esteri, quando, a breve, diventerà presidente della Repubblica. E il ministero dell’Economia, retto attualmente da Gabriel, dovrebbe passare, sempre secondo i suoi piani, a Brigitte Zypries.
In un’intervista con Stern, il vicecancelliere ha ammesso: “Se corressi io, fallirei e con me la Spd”. E ancora: “Per condurre davvero con successo una campagna elettorale ci sono due presupposti fondamentali: il partito deve credere nel candidato e riunirsi dietro a lui e il candidato deve volerlo con ogni fibra del suo cuore. Entrambe queste pre-condizioni non sono state presenti in misura sufficiente”. C’è anche un “motivo privato”, ha aggiunto Gabriel, riferendosi alla nascita a marzo di un nuovo figlio: “Oggi sono davvero un uomo felice. Non so se lo sarei ugualmente, se dovessi vedere la mia famiglia ancor meno di quanto mi capita adesso”. Stando all’agenzia Dpa, che cita alcuni partecipanti all’incontro, nella riunione del gruppo parlamentare Spd, Gabriel ha precisato: “Tutti i sondaggi hanno mostrato che gli elettori non vogliono più una grande coalizione, ma nella testa delle persone io sono proprio quella. Ecco perché Martin Schulz è l’uomo giusto”.
Schulz aveva alimentato ipotesi e illazioni su una sua possibile candidatura a dicembre, quando aveva annunciato che avrebbe rinunciato a ricandidarsi alla presidenza del Parlamento europeo. Ma il partito aveva fatto sapere che avrebbe deciso a fine gennaio.
Molti dubbi, tra i maggiorenti dei socialdemocratici, riguardavano allora un profilo ritenuto troppo “europeista” per una campagna elettorale che per ammissione di Merkel sarà “molto difficile” perché dovrà fare i conti con il nazionalismo e il populismo dell’Afd. La leader dell’Afd, Frauke Petry, ha già fatto sapere allora, quando Schulz aveva rinunciato al bis al Parlamento europeo, che avrebbe considerato una corsa a due, Merkel-Schulz, una manna dal cielo.
Schulz è il candidato più amato nei sondaggi. E ha un’onorata carriera politica alle spalle, in Germania e in Europa. Il “Kissinger di Wuerselen” come lo chiamano gli amici con una punta di ironia – è stato sindaco del paesino del Nordreno-Westfalia negli anni Ottanta ed ha avuto da sempre una grande passione per la politica estera – ha anche un passato non facile. Da ragazzo il tifoso del Colonia voleva fare il calciatore, ma un incidente gli stroncò una promettente carriera da professionista. Divenne alcolizzato, ma dal 1980 on ha più toccato un goccio.
Schulz ha una formazione da libraio, ma ha dedicato la sua vita alla Spd, prima come sindaco, poi come parlamentare europeo dal 1994, nel 1999 è stato eletto a capo dei colleghi tedeschi al Parlamento Ue e nel 2004 scelto con una percentuale bulgara, il 98,1%, come capo dei socialisti europei. In Italia è diventato famosissimo
nel 2003, quando fu insultato da Silvio Berlusconi come “kapò”. Nel 2014 un’altra percentuale da sogno (il 91,1%) lo blinda come candidato dei socialisti europei contro Jean-Claude Juncker nella corsa per la presidenza della Commissione europea. L’unica sfida che ha perso. La Repubblica