UNDICI milioni di veicoli truccati. Emissioni tra le più inquinanti conosciute che rischiano di intossicare cittadini di mezzo mondo. L’imbroglio Volkswagen ha impiegato poco a frantumare i confini statunitensi e a sconfinare nel resto del globo. In meno di ventiquatt’ore i numeri sono lievitati: lunedì gli americani hanno annunciato il sequestro di 500mila autovetture e aperto un’indagine penale, ieri la casa di Wolfsburg ha ammesso l’esistenza di 11 milioni di veicoli ‘non conformi’. La virtuosa Germania si scopre truffaldina. Non deve essere stato facile per Angela Merkel accettare il danno di immagine subito da uno dei miti dell’undustria manifetturiera più grande d’Europa. La Cancelliera è scesa però subito in campo per chiedere «trasparenza: in questa situazione difficile spero che i fatti siano messi sul tavolo il più velocemente possibile».
IN GERMANIA c’è chi è pronto ad assicurare, come faceva ieri il quotidiano
Die Welt, che la manipolazione dei controlli dei gas di scarisco da parte della Volkswagen negli Usa era conosciuta dal governo tedesco. Fa impressione l’ammissione di colpa del manager americano della casa tedesca, Michael Horn: «Siamo stati disonesti e abbiamo rovinato tutto». L’amministratore delegato Martin Winterkorn è arrivato a chieder «scusa per la cattiva condotta della compagnia». Per tentare di arginare lo scandalo, il mito tedesco ha annunciato l’accantonamento di 6,5 miliardi, ma l’inchiesta aperta negli Usa da sola potrebbe portare a una maxi multa da 16-18 miliardi di euro. Hillary Clinton, candidata alla Casa Bianca, commenta su Twitter: «È una cosa vergognosa. Quando una società mette i profitti davanti alla salute e all’ambiente ci devono essere delle conseguenze».
IL BUNDESTAG, cioè il parlamento federale, giovedì discuterà dello scandalo legato alla violazione delle norme anti smog. Ben oltre è intenzionata ad andare la commissione europea che, sul sofisticato algoritmo alla base del software che modifica le emissioni dei motori (non solo sui modelli Vw), chiede ai singoli governi di avviare inchieste, visto che Bruxelles non ha i poteri per provvedere direttamente. E incita: «Dobbiamo andare fino in fondo». Durissima la reazione della Francia. Il ministro delle Finanze, Michel Sapin, già ieri mattina chiedeva un’indagine «su scala europea su tutti i costrutturi» relativa al rispetto da parte delle case automobilistiche dei limiti sulle emissioni perché «l’inquinamento atmosferico è una questione molto importante e bisogna evitare che la gente sia avvelenata. È importante tranquillizzare, l’indagine non deve limitarsi al gruppo tedesco». A muoversi è stato anche l’Onu che giudica «estremamente preoccupante lo scandalo». E si fa sentire anche la Corea del Sud annunciando verifiche su tre dei modelli diesel della casa tedesca.
A fine giornata i conti sui primi danni: Volkswagen ha perso in Borsa un altro 16%, bruciando 24 miliardi in due giorni.