
GIAMPIERO MOSCATO, IL MEDIUM SIAMO NOI. Manuale di giornalismi (MONDADORI Università, PP391, Euro 37,00)
“Di manuali di giornalismo sono zeppe le librerie. Alcuni sono eccellenti guide di base per chi voglia accostarsi alla professione, altri sono importanti storicizzazioni di un’evoluzione che, da circa tre secoli, non si è fermata. Questo manuale, Il medium siamo noi, riesce a coniugare entrambi gli approcci e a individuare le risposte che i nuovi giornalismi devono dare ad un mondo che cambia, ma soprattutto a una pubblica opinione che muta, in una fase in cui le mediazioni tendono a sparire. Perché l’evoluzione, per l’appunto, non si ferma”. Con queste poche righe che aprono la prefazione del bel libro firmato da Giampiero Moscato e realizzato con la collaborazione di Francesco Monti e Tommaso Romanin, il presidente dell’ANSA Giulio Anselmi riassume non solo il senso del volume, ma anche quello di una professione che vive una situazione di profonda crisi dovuto ad una trasformazione che porterà ad una rinascita, perché se la carta stampata perde forza la richiesta di informazione cresce.
Una rinascita che ha bisogno di punti fermi e solidi, quelli appunto tracciati nel manuale, nella consapevolezza che anche il mondo web e social deve trovare un approdo. Dalla Selce all’algoritmo, come recita il primo dei 31 capitoli, sono passati 45 mila anni, nel frattempo sono nati i giornali, poi le agenzie di stampa, poi la radio, la televisione, il web, i social network, lo smartphone che tutti li comprende in una forma intelligente. Ma aldilà del medium la questione centrale rimane quella che il volume percorre nella terza parte, ovvero l’etica. Non è solo una questione di regole, che pure qui sono ricordate con dovizia e precisione, è una questione di umanità.
Quella che sfugge forse alla ChapGpt, ma che non sfugge al Garante della privacy che per primo ne ha bloccato lo sviluppo indiscriminato.
Il tema è guidare questa evoluzione e il manuale in questione aiuta ad affinare gli strumenti per farlo senza dimenticare le basi della professione che poi è mestiere, capacità di capire le notizie, di scrivere e raccontare. E’ bello infatti ritrovare nelle pagine del libro di Moscato la cosiddetta “cucina”, che lui come giornalista di agenzia di lungo corso conosce molto bene, ovvero il mettere le mani nella pasta dei fatti che si riconcorrono per farli lievitare in una forma che sia sostanza, nutrimento di libertà e democrazia, ma anche bellezza di storie che arricchiscono la vita. Ci sono qui le fonti, le tecniche, i settori, e anche “l’altra faccia” ovvero gli uffici stampa.
Troppo spesso infatti le stesse scuole di giornalismo volano troppo alto sulle ali della storia e della teoria senza spiegare che il giornalismo, in qualunque forma si esprima, deve essere mente e corpo di chi facendone un mestiere non deve mai abbandonare la passione che su quella strada lo ha portato.
—
Fonte originale: Leggi ora la fonte