Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi e Difesa “Niente truppe di terra. Servono centinaia di attacchi aerei al giorno”

804964e2-f6ee-4d32-a4cc-131de5ffe2f3«OGGI la coalizione fa da 20 a 30 raid tra Iraq e Siria, per colpire in maniera decisiva l’Isis dovremmo aggiungere uno zero e farne centinaia al giorno. Se anche inglesi e francesi decidono di estendere alla Siria l’area dei bombardamenti, sul piano militare non vedo un grosso cambiamento a meno che non decidano di impiegare un numero molto, ma molto maggiore di aerei. Anche perché l’Isis in Siria, al momento, sta vincendo».
Così Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa.
Chi bombarda attualmente la Siria?
«Aerei americani, canadesi, giordani, e poi sauditi, degli Emirati, del Qatar. Ma si tratta di 5-6 attacchi il giorno. Meno che in Iraq. Per capirsi, fa molto di più, pur con mezzi molto meno sofisticati, la scalcinata aeronautica regolare di Assad».
Ma si può vincere la guerra in Siria facendo centinaia di attacchi aerei e non mettendo gli scarponi sul terreno?
«Potenzialmente, sì. Anche perché le condizioni sarebbero assai favorevoli a una massiccia offensiva aerea».
Nel senso?
«Attualmente in Siria abbiamo un gruppo armato strutturato militarmente, che è l’Isis, che sta conducendo con successo attacchi in campo aperto su terreno piano, con i quali conquistano città e villaggi anche se non hanno né una contraerea decente né una loro forza aerea che possa proteggerli. È la prima volta nella storia della guerra, da quando si è fatto uso dell’aviazione, quindi dal 1911, guerra di Libia, in cui una forza militare priva di difese aeree e di aeroplani da combattimento conduce offensive vincenti contro un nemico che ha il totale controllo dell’aria. Questo vuol dire che chi ha il controllo dell’aria non lo usa. E che l’attuale offensiva aerea è assolutamente inconsistente sul piano bellico».
Non servirebbe anche un coordinamento con le forze di terra che combattono lo Stato Islamico, leggi esercito siriano, curdi e volontari sciiti Hezbollah e Pasdaran?
«Certo, aiuterebbe molto l’efficacia dell’intervento. Sul piano militare lo scenario siriano è relativamente semplice, quando si tratta di scegliere cosa fare. Se vuoi fare la guerra all’Isis e non vuoi mandare truppe di terra l’unica cosa che puoi fare è mettere lo strumento aereo a supporto delle forze governative siriane e dei loro alleati e creare quella grande coalizione contro l’Isis che sta cercando di fare la Russia. Ma gli strike devono essere massicci: centinaia. Se così si facesse, si può effettivamente vincere e distruggere lo Stato Islamico. Ma se non abbiamo voglia di allearci con Assad e facciamo solo qualche decina di attacchi giornalieri, giusto per fare il comunicato stampa quotidiano, allora sprechiamo tempo e soldi e illudiamo la gente. E speriamo che l’obiettivo reale non sia un altro… ».
Sarebbe?
«Non vorrei che l’obiettivo fosse un altro. Un po’ in stile Turchia, che dice che bombarda l’Isis e poi bombarda i curdi. In questo caso non vorrei che tra gli obiettivi ci fosse anche l’esercito regolare di Assad. Sarebbe l’ennesimo intervento mistificatorio in Siria. E l’ennesimo suicidio europeo, dopo la lezione della Libia, dove francesi e inglesi hanno messo il paese in mano agli islamisti».

Fonte: RESTO DEL CARLINO