L’ormai ex segretario generale della Uefa ha sconfitto al secondo turno lo strafavorito sceicco Salman Al Khalifa: 115 voti a 88. “Il calcio ha attraversato brutti momenti. Ma appartengono al passato” ha detto il successore di Sepp Blatter.
Sorpresa a Zurigo: Gianni Infantino è il nuovo presidente dellaFifa. La poltrona di grande capo del calcio mondiale che per 17 anni è appartenuta a Joseph Blatter resta in Europa, e resta in Svizzera. Con un pizzico d’Italia, visto che il nuovo numero uno del pallone ha iniziato il suo discorso d’appello al voto proprio in italiano, per ricordare le sue origini. L’ormai ex segretario generale della Uefa ha battuto il favorito, lo sceicco Salman Al Khalifa, in maniera abbastanza netta al secondo turno: 115 voti a 88. Appena quattro per il principe di Giordania Ali, nessuno per Jerome Champagne. Mentre Tokyo Sexwale si era ritirato ancor prima del primo turno.
È stata una giornata tesa, lunghissima (le prime dichiarazionisono cominciate a metà mattinata) e molto incerta. I 209 delegati dei Paesi membri (ma a votare sono stati in 207, per la sospensione di Kuwait e Indonesia) hanno approvato un pacchetto di riforme e altre nomine di contorno. Antipasto prima del piatto forte: il cambiamento dipenderà da chi sarà a guidare la Fifa. E il compito toccherà a Gianni Infantino: 45 anni, volto dei sorteggi della Champions League, idolo degli “Infantiners” ma scudiero di Platini e vera e propria eminenza grigia del calcio europeo (è uno dei teorici del fair-play finanziario), nonostante l’immagine ed il tono da uomo della porta accanto. Quello che di fatto era un candidato di riserva (senza la squalifica di Le Roi Michel il suo posto sarebbe stato a capo della Uefa), sostenuto da tutta l’Europa – Italia compresa – ha vinto col suo modo di fare affabile, le battute, i sorrisi. E le promesse: una gestione piùdemocratica, l’allargamento a 40 squadre dei Mondiali, decisiva per accattivarsi le simpatie di Africa e Asia, confederazioni che avrebbero dovuto votare per Al Khalifa e alla fine si sono disgregate. Infantino, invece, ha potuto contare sul sostegno compatto della suaEuropa e del Sudamerica, e quello pesante degli Stati Uniti, il Paese che con le sue inchieste ha determinato la fine dell’eraBlatter.