Gianni Toffali per una patente psichiatrica a coloro che vogliono accedere nella fantastica galassia dello sport

Nel mondo del calcio, sabato, combattimenti furibondi tra tifosi del Verona e del Pisa; domenica, nell’universo del basket, un autista di autobus ci ha rimesso la vita per scontri tra supporter del Pistoia e del Rieti.

La violenza nel mondo dello sport, che, anche se in forme diverse si estende a tutte le pratiche sportive, ha genesi ataviche che arrivano dalla notte dei tempi. Le soluzioni prospettate dalla politica per arginare il fenomeno: daspo, tolleranza zero, flagranza differita, più telecamere, più forze dell’ordine, posti a sedere nominali, funzionicchiano, ma non bastano.

Gianni Toffali

Chi è deputato alla sicurezza, deve prendere atto che la radice della “voglia di menare” non è di ordine pubblico, bensì sociale, educativa, psicologico, atavica e per certi versi: psichiatrica.

Lo psicopatico che ammazza per futili motivi, non va portato in carcere, ma al manicomio criminale. Le violenze che esplodono quando gli individui si trasformano in branco, esprimono disagi esistenziali difficilmente estirpabili a suon di leggi repressive. La quasi totalità (pochi si salvano) dei tifosi che seguono (ma non praticano) uno sport qualsiasi non si reca nella location deputata per incoraggiare la squadra del cuore, ma per dar sfogo alla belva che alberga nel profondo dell’io.

Ancor prima del politico filosofo britannico Thomas Hobbes (1588-1679) che coniò l’espressione “homo homini lupus” furono i romani a capire che la belva umana deve disporre di spazi adeguati atti a scaricare gli impulsi omicidi. Lungimiranza che si concretizzò con l’edificazione di Arene e Colossei.

L’unico mezzo correttivo per tentare la transizione da Homo Deficiens a Homo Sapiens sarebbe quello di conferire una sorta di patente psichiatrica a coloro che vogliono accedere nella fantastica galassia dello sport.

Gianni Toffali