Un autentico casino, che continua ad agitare le acque già molto mosse in cui naviga la barca Milan in queste settimane, tra batoste in campo e bastonate dalla Uefa circa il voluntary agreement legato al fair play finanziario. E’ quello che, ormai dall’estate scorsa e dunque da sei mesi, stanno combinando i vertici della società rossonera e Gigio Donnarumma, passato nell’immaginario dei tifosi da portiere dei sogni ad avido incassatore di milioni fino a traditore.
Per approfondire leggi anche: “Milan, sempre più probabile il rifinanziamento arabo”
Passano due mesi e mezzo e dal clan Donnarumma arriva la richiesta di risoluzione del contratto, legata al mancato deposito della clausola rescissoria (da 40 milioni senza coppe da 70 con la Champions). La clausola era stata definita sulla parola, con l’impegno delle parti a risolvere la questione in breve tempo. Ma a fine settembre, da parte della società rossonera non arriva nulla e così l’avvocato Rigo torna a scrivere chiedendo di “depositare entro 10 giorni quanto pattuito”, con la minaccia altrimenti di risolvere il contratto. Non accade nulla, anche se il dialogo, stando sempre alla Gazzetta, procede sotteraneo. Poi la questione diventa pubblica e scoppia il polverone. Libero