Giorgetti, sul Superbonus scelta politica per redditi medio-bassi

(ANSA) – ROMA, 11 NOV – Sul 110% “difendo la scelta di
intervenire con decreto perché per colpa nostra, magari con il
contributo dei media, è un argomento di grandissimo interesse
e prima si fa chiarezza normativa meglio è per tutti”. Lo ha
detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “La
decisione di concentrare in modo selettivo a favore dei redditi
medio bassi è una scelta politica: non si è mai visto nella
storia una misura che costasse così tanto a beneficio di così
pochi,lo ribadisco. Questa decisione è a favore di chi non si
può permettere di ristrutturare. Le cose cambiano da oggi”.
    Il ministro ha anche annunciato che sulla cessione dei
crediti “cercheremo di intervenire perché è un problema reale di
molte imprese, rispetto allo stock esistente cercheremo e stiamo
definendo una via di uscita rispetto alla situazione attuale”.
    Il ministro ha però sottolineato che “la cessione del credito è
una possibilità, non un diritto”, e “tutti coloro che da ora ne
vogliono usufruire hanno la certezza di poterli detrarre dai
redditi ma non possono avere la certezza che si trovi una banca
o istituzione che accetti i crediti”.
    “E’ passata l’idea che il credito d’imposta sia
sostanzialmente moneta ma non è così, quindi chi deve fare un
investimento deve valutare se l’impresa costruttrice o la banca
sia disponibile a riconoscere il credito d’imposta perché se non
è così devono calcolare il progetto d’investimento in diverso
modo”, ha aggiunto. Sui crediti esistenti “stiamo cercando di
creare spazio ulteriore per le aziende di credito che hanno
manifestato disagio rispetto a una situazione insostenibile che
noi cercheremo di correggere, ma il sistema non può continuare
così”, ha aggiunto.
    L’Ance però non è d’accordo: l’Associazione dei costruttori
edili, pur “consapevole della necessità del Governo di tenere
sotto controllo la spesa”, rivedendo il Superbonus, ritiene che “cambiare le regole in 15 giorni significa penalizzare
soprattutto i condomini partiti per ultimi”, quelli delle “periferie e delle fasce meno abbienti” che, per avviare i
lavori “hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e di vedere
interamente coperti finanziariamente gli interventi”. (ANSA).
   


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