362 pellice, quasi due milioni di euro di ermellini, visoni e zibellini svaniti nel nulla in una notte. E un ricatto. Con l’obiettivo di appianare centinaia di migliaia di debiti. Davvero troppo per Giorgio Magnani, 69 anni, storico pellicciaio forlivese. Ma poi si trova immerso in un intrigo criminale troppo pericoloso, macchinato da un insospettabile. Uno con cui faceva affari da vent’anni.
Ugo Canali, 58 anni, di Soncino di Cremona (pure lui titolare di una griffe nel mondo delle pellicce) gli fa questo scherzo da incubo: «Ho fatto sparire le tue pellicce: o azzeriamo i debiti o quella marce non li riavrai più». Magnani però non ci sta al ricatto. Prima va dai suoi avvocati (Massimiliano Mambelli e Max Starni) e poi alla polizia. E in questura a Forlì, la squadra mobile organizza la controffensiva. Magnani finge di stare al gioco e intanto gli agenti della Mobile, coordinati dal pm Sara Posa, dal dirigente Claudio Cagnini e dal vice Stefano Santandrea, ordiscono la tela che finirà per catturare la gang, in flagranza di reato.
Canali – considerato il demiurgo dell’intreccio criminale – finisce in manette con l’accusa di estorsione e appropriazione indebita. Arrestati (con a carico le stesse ipotesi di reato di Canali) anche i suoi presunti complici: Giancarlo Peschiera, 59 anni, di Viadana di Mantova, pure lui mercante di visoni e un muratore 54enne di Orzinuovi di Brescia, Ermanno Vanderi, definito dagli investigatori il manovale dell’operazione. I tre sono in cella a Cremona.
Lo scorso autunno Canali apre un negozio nella centralissima via Vittorio Emanuele a Milano. Vuole rilanciare il marchio. La crisi lo sta mettendo in ginocchio. Chiede aiuto a Giorgio Magnani, titolare di un punto di rifornimento all’ingrosso a San Marino (la Romagna Furs spa). Soccorso concesso. A Canali vanno 400 pellicce (circa 2milioni di valore al dettaglio). Articoli in conto vendita: cioè, i pezzi vengono fatturati solo se ceduti ai clienti. Gli affari vanno ma non volano. All’inizio di febbraio sparisce e dà mandato a un collega commerciante (Peschiera) di fare da intermediario, e telefonare a Magnani. I testi delle chiamate successive è il sunto del ricatto: «Visoni ed ermellini sono spariti. Se li rivuoi azzeriamo i debiti. Anzi. Tu firmi delle carte in cui sostieni che ricevi tutta la merce ma in realtà la metà resta a me». Magnani va a Milano. Lo showroom è vuoto. Canali è sparito. «Forse è all’estero», dicono in negozio. (Le telecamere di sicurezza filmano Canali e Vanderi che trafugano la merce dallo showroom nel cuore di Milano, per portarlo in un magazzino segreto). Magnani allora va alla polizia. Parte la trappola. Attuata domenica mattina. Il luogo dello scambio – le pellicce da una parte, le carte di azzeramento dei debiti dall’altra – è la casa di Canali, a Soncino. Canali verifica i documenti. Sono ok. Ecco allora le pellicce. Ma in quell’istante spuntano i poliziotti della mobile di Forlì. Il Resto del Carlino.
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