Sette quotidiani più una Tv di Stato, radio, settimanali e agenzie on line: il tutto per una comunità di poco più di 30mila abitanti. Punto di forza o di debolezza per San Marino, segretario?
Siccome penso che, in realtà, non esista una stampa completamente libera e autonoma, visto che tutti hanno una propria opinione, a cominciare dagli editori – che, tra l’altro, a San Marino non sono puri -, il vero punto di forza può stare solo nel pluralismo. La presenza di più testate può essere quindi solo un punto di forza. È anche chiaro però che, se tutte si dovessero reggere solo sulle vendite, non si terrebbero in piedi e questo è un altro aspetto di cui va tenuto conto: ecco perché lo stato prevede aiuti in tal senso.
Cosa pensa della stampa sammarinese e dello stato di salute dell’informazione a San Marino?
Se torniamo indietro con la memoria, notiamo che il modo di comunicare sul Titano, non più tardi di vent’anni fa, era basato sul volantinaggio per strada. Di passi avanti, ne sono stati fatti molti. Abbiamo una televisione di Stato, stazioni radio e quotidiani. Ora, certo, dovremmo cercare di fare un balzo in avanti curando la qualità dell’informazione. Per questo, servono occasioni di formazione, specializzazione e anche qualche risorsa economica.
Leggi: a San Marino manca un assetto normativo chiaro su diritti e doveri dell’informazione, così come manca un Ordine professionale che riunisca i professionisti dell’informazione insieme a un codice deontologico che ne detti i limiti. Che progetti ha la sua segreteria a riguardo?
Per quanto riguarda il codice deontologico, i giornalisti dovrebbero darselo da soli. Su una norma che riguarda l’editoria e la figura del giornalista, ci stiamo invece lavorando. Ho avuto giù un paio di incontri con i responsabili delle testate sammarinesi: e proprio qualche giorno fa ho dato mandato a un tecnico professionista di stendere una bozza, sotto forma di articolato, per aprire un confronto più specifico dove si possa parlare a tutto tondo di specializzazione, sostegni… Ci stiamo lavorando: entro qualche mese potremmo essere pronti.
Proprio nel settore dell’informazione, segretario, c’è un ricorso massiccio a giornalisti italiani, forse per ricercare quella certificazione di professionalità che a San Marino manca…
Una classe di giornalisti sammarinesi va creata: penso che il fenomeno della presenza massiccia di italiani nel settore sia dettato dal fatto che l’attività giornalista sul Titano è piuttosto giovane. Non c’è stato tempo di costruire una scuola. Ed è in questa direzione che dobbiamo andare: col tempo, verrà fuori anche una classe di giornalisti del tutto sammarinese. Ma è anche vero che, tra professionisti, queste contaminazioni tra Italia e San Marino sono del tutto fisiologiche.
A proposito di professionisti italiani, l’arrivo di Carmen Lasorella a Rtv ha dato alla tv di Stato un respiro più “internazionale”: basti guardare al corso “Professione reporter” che sta portando sul Titano nomi eccellenti del giornalismo italiano…
Indubbiamente, Carmen Lasorella è una giornalista molto conosciuta e apprezzata: qui, però, dobbiamo fare i conti con un progetto televisivo che è partito 17 anni fa e che sta segnando il passo non per le responsabilità specifiche dell’uno o dell’altro, ma perché nel corso degli anni si sono perse diverse occasioni. Ora siamo a un bivio e dobbiamo fare scelte specifiche perché quel progetto è superato e non ha prospettive. Stiamo lavorando sulla costruzione di un bacino di utenza legato al sistema digitale, ma poi dobbiamo lavorare sulle opportunità legate al satellitare. Tenga presente che io, già nel 1995 quando ero al Turismo e avevo la delega all’Informazione, depositai una relazione in cui proponevo di sganciarci dal braccio con la Rai, perché con le nostre potenzialità ingabbiate così e per di più non sfruttate fino in fondo, non vediamo grosse prospettive.
Ha citato più volte i contributi all’editoria: scarseggiano, no?
Di certo se servirebbero di più, visto che non si tratta di cifre eclatanti. Ma, in questo periodo, bisogna cercare di comprendere le varie esigenze e di confrontarle con le possibilità del bilancio dello Stato…
Insomma, non ci sono soldi. Proprio a riguardo, nei mesi scorsi, è sorta la polemica legata alla lauta ricompensa offerta all’Adnkronos per la comunicazione di Stato…
Penso che l’agenzia non possa essere messa in discussione dal punto di vista della professionalità. È anche vero che noi, oltre al tipo di attività che svolge Adnkronos, forse avremmo bisogno di altro: di un progetto più ampio e più vasto. Certo, bisognerebbe avere anche le idee chiare di cosa si vuole dall’Adnkronos. Di certo sono capaci di fare molto, ma se gli si chiede poco, faranno poco….