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  • Giovani e droga: un rito di “integrazione sociale” che minaccia il futuro (di David Oddone)

    Il Congresso dell’Associazione Culturale Pediatri ha recentemente portato all’attenzione del pubblico un fenomeno allarmante: l’abbassamento dell’età di primo contatto con le sostanze stupefacenti e il crescente legame tra droghe e dispositivi elettronici. Questo allarme non è limitato ai soliti stereotipi legati alla ribellione giovanile. Droghe come il Fentanyl e l’eroina, sono accessibili con somme minime, come la “paghetta” di un bambino, e rappresentano un rischio sanitario e sociale che non può più essere ignorato. La novità più preoccupante è che oggi le droghe vengono utilizzate per inserirsi nei gruppi sociali, abbattendo inibizioni e favorendo un contatto sociale che, paradossalmente, viene inibito proprio dall’uso smodato dei dispositivi elettronici. La questione non è più semplicemente di contrasto agli stupefacenti, ma di lotta contro un sistema che rende dipendenti e isolati.

    Uno dei dati più allarmanti emersi dal congresso è la continua immissione di nuove sostanze sul mercato. Ogni anno vengono introdotte circa 1.000 nuove molecole, molte delle quali non ancora classificate come stupefacenti, che permettono ai produttori di aggirare le leggi vigenti. Ciò crea una sorta di zona grigia in cui i giovani possono accedere facilmente a sostanze non ancora illegali, ma altrettanto pericolose. La strategia dei produttori di sostanze chimiche è chiara: cambiare rapidamente la formula delle droghe per sfuggire alle regolamentazioni, mentre i consumatori sono sempre più attratti da mode esotiche e dall’illusione di vivere un’esperienza unica.

    Il fenomeno del “Binge drinking”, in cui il consumo sfrenato di alcol diventa una ritualità di gruppo, è emblematico della trasformazione dell’uso delle droghe. Non si assume più una sostanza per fuggire da una società opprimente, ma per far parte di essa, in una ricerca continua di accettazione sociale e integrazione. Un esempio inquietante è l’ayahuasca, una bevanda psichedelica utilizzata in contesti rituali amazzonici, che ha causato la morte di un giovane in Veneto.

    Il legame tra droghe e mondo digitale è forse il fenomeno più rilevante e preoccupante. I dispositivi elettronici, i social network e i videogiochi creano una forma di dipendenza che, secondo alcuni esperti, può portare agli stessi danni fisici e psichici delle droghe tradizionali. L’attenzione e la spesa dei più giovani si concentrano sempre di più su acquisti digitali, come giochi online che, dopo una fase gratuita, richiedono pagamenti per progredire. Tale sistema di microtransazioni rappresenta una trappola psicologica, creando un circolo vizioso di dipendenza analogo a quello generato dalle sostanze stupefacenti. È una forma subdola di controllo che aggira le difese psicologiche, instillando un bisogno incessante di salire di livello, di sentirsi parte di un gruppo o di un mondo virtuale.

    A livello globale, il Fentanyl è ormai considerato una delle maggiori emergenze sanitarie. Negli Stati Uniti, solo nel 2023, ha causato la morte di 75.000 persone, e il fenomeno ha iniziato a diffondersi anche in Europa, in particolare nei Paesi Baltici, in Germania e, più recentemente, anche in Italia. La facilità con cui si può accedere a questa sostanza letale attraverso il mercato nero del web rappresenta una sfida senza precedenti per le autorità di controllo e per i servizi sanitari. Il Fentanyl, originariamente concepito come analgesico per malati terminali, è oggi una droga che si consuma per pochi euro, e il suo effetto devastante sta rapidamente diventando un problema di salute pubblica anche in Italia, come dimostra il caso recente di un giovane morto in Veneto.

    L’aspetto più preoccupante è la velocità con cui i mercati delle droghe si adattano ai cambiamenti sociali e tecnologici. Oltre al Fentanyl, il cosiddetto “kit del suicidio”, venduto online, è un altro sintomo di una società che sta perdendo il controllo sull’etica del progresso tecnologico. Il kit, contenente nitriti che causano arresto cardiaco, viene venduto liberamente su internet e ha già provocato diverse morti in Italia. La facilità con cui è possibile accedere a strumenti letali attraverso il web deve far riflettere non solo le autorità sanitarie, ma l’intera società su quanto sia importante regolamentare l’uso del digitale e proteggere i più vulnerabili.

    L’analisi della situazione italiana non può prescindere dal confronto con il contesto europeo e globale. Le dipendenze, sia da sostanze stupefacenti che digitali, sono il riflesso di una società in cui i giovani, sempre più disorientati e privi di punti di riferimento, cercano rifugio in mondi artificiali e rituali pericolosi. Non si tratta più solo di un problema sanitario, ma di una questione che riguarda la struttura stessa della nostra società.

    David Oddone

    (La Serenissima)