Il Tribunale di Rimini ha emesso una sentenza di condanna nei confronti delle promotrici del gruppo Facebook “Ubriachi di gas”, ritenute colpevoli di diffamazione aggravata e turbata libertà dell’industria o del commercio ai danni del gruppo Sgr. Il giudice monocratico ha stabilito una pena di tre mesi di reclusione e una provvisionale di 75mila euro, immediatamente esecutiva, a favore della società parte lesa. La sospensione condizionale della pena è stata subordinata all’adempimento delle obbligazioni.
La vicenda ha avuto inizio nei primi mesi del 2018, quando un’ondata di bollette del gas particolarmente salate ha scatenato proteste tra i cittadini riminesi. In risposta, è nato il gruppo Facebook “Ubriachi di gas”, che in pochi giorni ha raccolto oltre 12mila iscritti, con l’intento di discutere le problematiche legate ai costi dell’energia e cercare soluzioni. Secondo le indagini, i toni all’interno del gruppo avrebbero superato il limite della critica legittima, sfociando in insulti e accuse denigratorie nei confronti di Sgr, con post che avrebbero alimentato un clima ostile nei confronti dell’azienda.
Le tensioni hanno portato Sgr a sporgere denuncia, sostenendo che alcune affermazioni pubblicate nel gruppo avessero leso la reputazione dell’azienda e incitato i clienti a bloccare il pagamento delle bollette, causando un danno economico con la perdita di circa mille abbonati in un solo mese. Il GIP del Tribunale di Rimini, già nel maggio del 2019, aveva disposto il sequestro preventivo del gruppo Facebook, ritenendo che i contenuti pubblicati fossero “gratuiti e disancorati da un’analisi oggettiva della realtà”.
Durante il processo, la difesa delle imputate ha contestato le accuse, mentre la pubblica accusa ha chiesto due mesi di condanna. L’azienda, attraverso il suo avvocato Moreno Maresi, aveva avanzato una richiesta di provvisionale ben più alta, pari a 500mila euro. Alla fine, il giudice ha optato per una condanna a tre mesi, riconoscendo comunque il danno subito dall’azienda.
I vertici di Sgr, commentando la sentenza, hanno sottolineato come l’azione intrapresa contro la società abbia superato i limiti della critica, trasformandosi in una vera e propria campagna diffamatoria. “Abbiamo deciso di difendere i nostri clienti, i nostri collaboratori e la reputazione dell’azienda” – hanno dichiarato in una nota ufficiale – “La sentenza è un punto di arrivo. Non abbiamo mai avuto dubbi che si trattasse di offese gratuite e senza fondamento. Ora ci auguriamo di poter voltare pagina”. Inoltre, Sgr ha annunciato l’intenzione di devolvere la provvisionale a iniziative di solidarietà.
Le due donne, intanto, dovranno rispettare le condizioni imposte dalla sentenza per ottenere la sospensione condizionale della pena. La vicenda rappresenta un caso significativo di responsabilità legale legata ai social media, sottolineando come il diritto di critica non debba mai degenerare in diffamazione o incitazione a comportamenti dannosi per un’azienda o un’istituzione.