All’indomani dell’arresto del più volte segretario di Stato Fiorenzo Stolfi, e di come, secondo l’accusa, esistesse un’associazione criminale che aveva vari interessi, parla uno dei principali indagati, presente anche nei precedenti filoni tutti derivanti dal “conto Mazzini” aperto alla ex Banca Commerciale Sammarinese: Giuseppe Roberti.
Il professore racconta di come oggi sia un uomo provato da queste accuse che ritiene comunque false e infondate, ma che intende lottare per ristabilire la verità dei fatti. Roberti esordisce rispondendo in primis al segretario di Stato Antonella Mularoni.
“Ho letto – spiega – che avrebbe rassicurato sulla tenuta dell’esecutivo in quanto non ci sono uomini compromessi con il passato. Mi fa piacere, vuol, dire che il segretario alle Finanze Felici si è dimesso, perché i soldi da lui avuti, provengono dal conto della Fondazione…”.
Le sue professore, sono accuse pesanti, ha le prove di quello che dice e se ne assume le responsabilità?
“Certo. Io non posso sapere cosa abbia fatto Felici con quei soldi, se abbia finanziato il partito o altro, ma le sue responsabilità non sono diverse da quelle di tanti altri oggi sotto indagine giudiziaria”.
Riguardo al suo coinvolgimento nella “galassia” Fin Project?
“Io non ho mai avuto alcuna partecipazione in Fin Project e tanto meno contatti o conoscenza dei clienti della finanziaria. E non ho mai visto né mai sentito il signor Faetanini (Moris Faetanini è stato arrestato lo stesso giorno di Fiorenzo Stolfi, in quanto ritenuto suo prestanome dagli inquirenti e poi rilasciato venerdì scorso n.d.r.)”.
Allora perché secondo lei, compare di nuovo anche il suo nome nell’inchiesta?
“Sono sicuro che ci sia un progetto dietro, gestito da chi con una tecnica professionale costruisce accuse infondate, inesistenti e campate per aria. Quello delle prove costruite a tavolino con falsi testimoni pagati è un metodo che ha già funzionato in passato”.
A quando si riferisce?
“Nel 1986 l’allora governo delle sinistre è stato affossato con accuse fondate su false testimonianze, un teste è stato pagato e persone innocenti sono finite in galera. Ed anche, cosa gravissima, uno ci è morto”.
Lei è certo di questo?
“Certo di chi ha detto questo cose con me e di coloro che recentemente mi hanno raccontato quei fatti. Ma comunque le assicuro che questo è un metodo che con me non funzionerà perché sono talmente estraneo a questi fatti, che non sarà difficile dimostrare la falsità di tutto questo castello accusatorio. Tolto il finanziamento politico e cose ad esso collegate, su di me non ci può essere altro”.
Però quello che le viene contestato tra le altre cose è proprio il suo passato e i rapporti che intratteneva…
“Io non ho problemi a raccontare la mia vita passata. C’è qualcuno che pensa che io sia arrivato a San Marino povero. Chi vuole documentarsi vada al catasto e alla Camera di Commercio di Rimini”.
Lei ha già ammesso, anche poco fa, ma anche in precedenti interviste di aver finanziato la politica…
“Certo, come ho detto io ho finanziato la politica. Come, dove e quando però, lo dirò ai magistrati”.
Ci può dire almeno quali partiti?
“Beh, anche partiti dell’attuale maggioranza. Io però non ho 81 milioni di euro all’estero. Non ho neanche 8 milioni e neanche un milione. Sarei curioso di sapere quanti politici hanno ritirato licenze, non per utilizzarle da imprenditori, ma per rivenderle. Sono certo che pochi potrebbero dirsi immuni da questo ‘vizio’ anche se oggi strillano allo scandalo. Ho raccolto molte testimonianze al riguardo”.
E della sua nomina ad ambasciatore?
“Mi faccia dire che qui c’è chi si dovrebbe preoccupare di più delle nomine che ha fatto perché molti di quei diplomatici come ad esempio Phua, ecc.. sono finiti agli arresti. Io, quando sono arrivato a San Marino, l’ho fatto per aiutare questo Paese. Nel 1986 infatti accompagnavo Alvaro Selva agli incontri romani perché il governo di San Marino aveva deliberato, con una delibera segretata che io ho visto, l’apertura del casinò e avevano bisogno dell’ok italiano. E io ho accompagnato politici di San Marino a Roma per incontri che favorissero questa volontà sammarinese. Facevo una cosa legittima. Se però avessi saputo quello che poi hanno fatto e cioè che sono andati al governo facendo cadere il governo delle sinistre su dei falsi, mai e poi mai avrei collaborato con quei governi. Coi quali poi invece ho collaborato. Quindi, quando sono stato nominato ambasciatore a disposizione, non era per quello che avrei fatto dopo, ma per quello che avevo già fatto. E le assicuro che a quei tempi tutti venivano attorno a me a lodarmi e a ringraziarmi. Con qualche eccezione, come il professor Bindi, che comunque ho sempre rispettato e anche stimato come politico per la sua coerenza e come uomo di grande cultura. E Bindi mi accusava di aiutare Gatti. E sa perché?”.
Mi dica….
“Perché allora con i governi italiani era facile dialogare, perché portavo i politici sammarinesi direttamente dai ministri a Palazzo Chigi, non dagli uscieri. E io ho aiutato il governo di San Marino anche successivamente e in più occasioni, fino a organizzare gli incontri del segretario Mularoni con l’allora ministro Tremonti”.
Lei?
“Certo. E con altri amici. Io c’ero nell’organizzazione di questi incontri e so anche i contenuti di quegli incontri. E le dirò di più, sono anche stato utilizzato quando a San Marino c’erano conflitti interni ai partiti, ma anche nelle istituzioni”.
Però lei è ritenuto responsabile anche di crisi di governo e del tentativo di far cadere il governo nella vicenda della fuoriuscita degli Eps dall’esecutivo…
“Guardi, gli Eps sono stati un partito che ha avuto come sponsor italiano il compianto ex presidente Francesco Cossiga. E Cossiga aveva poi fatto una fondazione a San Marino dove anch’io ero nel direttivo. E le posso dire che ritengo che il non avere rispettato e ascoltato i consigli dell’ex presidente Cossiga sia stato un grande errore per i politici sammarinesi”.
Queste dichiarazioni che sta rilasciando, ha intenzione di farle anche davanti ai giudici di San Marino?
“Sì, io racconterò la mia versione dei fatti. Io sono un uomo distrutto sul piano economico e sul piano umano. Io sono nella impossibilità di lavorare, sono ammalato fisicamente e psicologicamente e con una rabbia in corpo che debbo comprimere. Ma non hanno capito una cosa, che le minacce a me non fanno nessun effetto. A me hanno portato via tutto, anche la dignità e l’onore. Mi descrivono come il più grande delinquente perché ho fatto quello che tutti facevano, ho ritirato una licenza. E pagato con sponsorizzazioni la politica”.
Quando parla di finanziamento ai partiti, non le pare che questi fatti che descrive siano un po’ oltre i limiti?
“Le faccio un po’ di storia. Nella Dc a un certo punto ci fu uno scontro tra giovani e vecchi e i giovani di allora arrivarono al potere. Pier Marino Menicucci fu poi eletto segretario con il 93% dei consensi. E la pace interna tra le varie correnti l’ho fatta io. Però quando questo gruppo di giovani arrivò ai vertici, i flussi di finanziamento alla Dc dagli sponsor storici, erano finiti. E mi hanno chiesto aiuto e io li ho aiutati. In parte inizialmente anche con denaro mio e di amici italiani e poi con questa opportunità, che è stata questa licenza bancaria.
Ho molti documenti al riguardo e sto scrivendo un libro che sono le mie memorie, e riguarderanno tutto quello che è successo attorno a me dal 1986 ad oggi”.
Perché allora adesso si ritrova in questa situazione?
“Guardi, contro di me, ne hanno fatte di tutti i colori. Hanno pagato investigatori privati e ‘consulenti’ per costruire falsi dossier anche con accuse talmente infondate e grossolane, da scandalizzare gli stessi investigatori, che in alcuni casi si sono confidati con me portandomi le prove relativa a tali falsi ‘amici. E poi politici del passato e dell’attuale governo hanno complottato per buttarmi fuori da Banca Commerciale. E questo l’hanno fatto perché io stavo trattando la sostituzione della compagine societaria, con persone, professionisti, istituzioni italiane, che avrebbero fatto di Bcs, la banca più importante della Repubblica di San Marino. E forse lo sapevano e per quello mi hanno buttato fuori”.
Come mai di queste cose ne sta parlando solo lei al momento?
“Guardi, molto di quello che io le ho raccontato è a conoscenza anche di altri, come la stessa questione del voto estero. Mi stupisco infatti, che anche di fronte alle richieste del consigliere Mario Venturini tutti tacciano. Cosa hanno più da nascondere? Io considero l’omertà la linfa della mafia, un’omertà, quella dei politici sammarinesi, che a volte rasenta l’autolesionismo. A meno che, e qui il dubbio mi sorge spontaneo, non ci siano cose o fatti che io ignoro e che obblighino queste persone al silenzio. Ma per quanto mi riguarda io le assicuro che non sono omertoso e che dirò tutta la verità, come ho già iniziato a fare, assumendomi di conseguenza le mie responsabilità, ma non quelle di altri”.
Franco cavalli