Giustizia, partita in pressing: referendum con le Comunali. Salvini: “Occasione storica”

Il segnale che arriva dal Parlamento a favore dell’election day è forte: la Camera, quasi all’unanimità, approva l’ordine del giorno che impegna il governo a valutare l’ipotesi di far votare per i referendum sulla giustizia in contemporanea con le prossime elezioni amministrative. A proporlo, il capogruppo del Carroccio in commissione Affari costituzionali, Igor Iezzi, ricordando che con l’accorpamento si risparmierebbero circa 200 milioni di euro riducendo anche i giorni di chiusura delle scuole che ospitano i seggi. E i 380 colleghi presenti in Aula lo seguono a larghissima maggioranza, approvando l’odg nel decreto Milleproroghe con 372 sì, 7 contrari e un solo astenuto. A favore i presenti dei gruppi di M5s (tranne uno), Pd (con due soli voti contrari e un astenuto), Fi, Iv, Lega (due voti contrari), Leu (due voti contrari), Fdi, Coraggio Italia e Gruppo misto. Mentre Iezzi definisce quel voto un «chiaro e indiscutibile segnale su quello che il Parlamento vuole fare», gli fa eco il primo sponsor dell’election day, Matteo Salvini, intervenendo alla presentazione del libro-intervista di Sallusti a Palamara, Lobby&Logge, a proposito di date per il voto. «Referendum il 26 giugno? Siamo seri. Se gli italiani non devono esprimersi allora votiamo a Ferragosto», chiosa il leader del Carroccio ricordando che i quesiti sulla giustizia non sono «della Lega» o «del centrodestra», ma «referendum degli italiani», una battaglia «di civiltà» oltre che «una grande occasione anche per la magistratura per liberarsi dalle correnti». No comment sui distinguo di Fdi da parte del numero uno della Lega, che però aggiunge: «Chi sceglie di non scegliere non si lamenti poi di non poter cambiare nulla». Insomma, se il «referendum è un segnale», come dice Salvini, anche quello arrivato dall’Aula è una chiara indicazione al governo sulla data. E oltre al risparmio e al vantaggio per le scuole, c’è in ballo anche il raggiungimento del quorum, che l’accorpamento renderebbe meno ostico grazie all’effetto traino, anche se si voterà per le amministrative in un migliaio di comuni, solo in 23 capoluoghi di provincia su 109 e in appena quattro capoluoghi di Regione: Genova, Palermo, L’Aquila e Catanzaro. Meglio di niente, soprattutto nel caso in cui (quello caldeggiato dalla Lega) l’accorpamento tra date intrecci il voto del referendum a quello del primo turno delle amministrative, che vede tradizionalmente una maggiore affluenza. Di certo, che basti o meno, l’eventuale via libera all’election day da parte di Palazzo Chigi aiuterà i referendum nella rincorsa al quorum, in attesa che, una volta resa nota la data, inizi la campagna referendaria dei comitati per il Sì e per il No. Già ieri Alleanza giellista e Critica liberale hanno dato vita al comitato nazionale per il No sui referendum sulla giustizia, caldeggiando proprio l’astensione. E sulla presa di posizione del Pd, che lunedì ha annunciato la sua contrarietà a due quesiti su cinque, proponendo per gli altri tre una «soluzione parlamentare», ieri ha detto la sua lo stesso Iezzi che, parlando a Radio Radicale, si è detto favorevole a un intervento delle Camere, vista la natura di «sprone» dei quesiti, domandandosi però che posizione avrà il Pd sul referendum se su quei tre quesiti «approvati» dai dem – separazione delle carriere, equa valutazione dei magistrati e riforma del Csm – il Parlamento non dovesse esprimersi prima del voto referendario.


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