L’autonomia e l’equilibrio che il sistema giudiziario della Repubblica di San Marino esprime costituiscono un esempio di rara maturità istituzionale, in un contesto europeo che, mai come ora, osserva con attenzione la direzione intrapresa dai piccoli Stati per preservare l’integrità delle proprie strutture democratiche. Nella cornice del Monte Titano, l’opera dei magistrati si distingue per l’abilità e il coraggio di autoregolarsi, senza timore di osservare e riformare i propri comportamenti. Il Consiglio Giudiziario, con il recente richiamo all’imparzialità e al rispetto reciproco tra Giudici, ha ribadito che il primato della legge è il fulcro su cui si regge la dignità di qualsiasi Tribunale. La scelta di sanzionare toni inappropriati sottolinea l’impegno a mantenere l’Istituzione integra e rispettabile agli occhi della cittadinanza. L’autodisciplina, rappresentata dall’assunzione di regole e censure da parte degli stessi magistrati, è una chiara testimonianza di vera indipendenza, distinguendosi come un modello unico, distante da quel passato in cui le influenze esterne mettevano in dubbio la reale terzietà del terzo potere dello Stato. In una fase storica in cui la politica spicca per forti pressioni e ingerenze, è confortante osservare la distanza che essa, in Repubblica, ha mantenuto dalla vicenda, in netto contrasto con le tensioni estere. Basti pensare a quanto accade in queste ore negli Usa dove un alleato di Trump, proposto come possibile procuratore generale, lancia un duro avvertimento al procuratore di New York: “Metteremo il tuo grasso c… in prigione”; o al conflitto che si registra in Italia soprattutto sulle questioni legate alla gestione dei flussi migratori. In tale situazione e scenario internazionale, l’approccio adottato dai giudici sammarinesi denota una serenità di fondo ritrovata, spiccando per contegno, trasparenza e professionalità, rendendo il Tribunale della Repubblica all’avanguardia, non solo dal punto di vista procedurale, ma anche per la capacità di dimostrare un’integrazione culturale e giuridica sempre più vicina agli standard della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Non vi è alcun dubbio che il contributo di Giovanni Canzio, la cui esperienza ha portato un equilibrio e una competenza preziosi, ha ulteriormente rafforzato la già forte vocazione del Tribunale sammarinese verso il rispetto dei diritti umani. E a proposito di questi ultimi, come non accogliere con favore tutte quelle “innovazioni” che tali Diritti vanno a tutelarli in concreto? Per parafrasare una recente sentenza del Giudice per i Rimedi Straordinari, i pilastri del nostro sistema sono “ispirati alla stella polare della preminenza del diritto contro l’arbitrio, del diritto di accesso alla giustizia e delle garanzie irrinunciabili del giusto processo nei suoi canoni emblematici della terzietà ed imparzialità del Giudice”.
David Oddone
(La Serenissima)