Gli sprechi social del Pd: mille euro al giorno per farsi ridicolizzare

Il Pd è il partito che sta spendendo di più per comunicare sui social, un canale ormai imprescindibile per raggiungere gli elettori. Ma anche un’arma a doppio taglio, perché sul web gli «spettatori» a differenza di quelli della tv e della radio commentano, e più precisamente sfottono, se è il caso. Ed è appunto il caso dell’ultima campagna dei dem, quella dello «Scegli», con i due campi in nero e rosso e le varie alternative apocalittiche, «Con Putin-Con l’Europa, scegli», «Discriminazioni-Diritti, scegli», «Sfruttamento-Salario minimo, scegli», e via così, con una divisione talmente manichea tra il male (la destra) e il bene (la sinistra) da ispirare una serie interminabile di sfottò digitali (i meme).

Come se non bastasse, qualcuno ha suggerito a Letta di aggiungere un post spiritoso, sempre sul tema dello scegli, ma stavolta tra guanciale e pancetta per l’amatriciana. Una trovata non particolarmente azzeccata visto il momento (tra bollette triplicate e altri flagelli) che ha scatenato le ironie ma anche l’incazzatura degli utenti social, ritorcendosi contro Enrico Letta. Il bello è che il Pd sta pagando fior di soldi per pubblicare contenuti a pagamento sui social (si chiamano «inserzioni»). La piattaforma di Facebook per ragioni di trasparenza dopo lo scandalo Cambridge Analytica, rende pubbliche le spese dei soggetti politici per la diffusione di inserzioni. E così si scopre che il Pd, solo nell’ultima settimana, ha speso 7285 euro per i suoi guanciali nella amatriciana (Scegli!) e relativi spernacchiamenti dei commentatori. Mille euro al giorno. Una statistica che si rispecchia nel rendiconto mensile: 31.335 euro spesi dal 27 luglio al 25 agosto. È l’importo più alto tra tutti i partiti italiani, a meno di non sommare quello della Lega a quello della pagina personale di Matteo Salvini, che insieme superano di qualche migliaio di euro il Pd.

Ma i dem hanno investito anche altre risorse nella comunicazione. Il Pd infatti è l’unico partito ad aver ingaggiato ben due società esterne per curare la comunicazione, anche social (mentre la Lega si affida al proprio team, orfano di Luca Morisi). Una è l’agenzia SocialCom, fondata da Luca Ferlaino (figlio di Corrado, l’ex presidente del Napoli di Maradona), l’altra è la barese Proforma, già utilizzata in passato dai vertici Pd (la campagna per le regionali del 2010, le primarie vinte da Renzi, le Politiche del 2018) e anche dallo stesso Letta ai tempi della sua associazione politica VeDrò.

Investimenti e consulenze che però non garantiscono ritorni elettorali (clamoroso fu il flop del presunto «guru» americano Jim Messina, pagato centinaia di migliaia di euro per poi perdere il referendum costituzionale del 2016). Il piazzamento dei dem e di Letta nelle classifiche social non è dei migliori. Sensemakers e Geca hanno analizzato per Prima Comunicazione la campagna elettorale nel periodo 3-20 agosto, in particolare sui social. E «il dato probabilmente più interessante – si legge – è costituito dalla mancanza di esponenti politici del Partito Democratico e della relativa coalizione nella Top ten social». Enrico Letta è assente dalla classifica dei primi dieci leader politici, superato anche da Di Battista, Sgarbi, Zaia. Mentre sono presenti tutti e tre i leader di centrodestra oltre a Conte, Calenda e anche Paragone. Da notare infine che Tik Tok, il social emergente molto diffuso tra i più giovani, è dominato da Salvini e Conte (Silvio Berlusconi è sbarcato sulla piattaforma proprio ieri).


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