Gnassi diventa un caso nazionale. Renzi cita il ”modello Rimini. Grazie a questa strana città”

renzi gnassi1+DepljFPovw=--Rimini diventa un «caso nazionale». Lo dicono i lanci di agenzia e le dirette tivù. Lo ripete Andrea Gnassi, con una punta di imbarazzo: «Siamo un unicum nel quadro elettorale incerto emerso dal voto di domenica». Gnassi ha il volto tirato, a momenti sembra commuoversi, poi si riprende. «Voglio dire un grande grazie. Ai riminesi per la fiducia che mi hanno voluto dare. Non è poco. Noi siamo gente strana, razza di anarchici che non regala niente a nessuno». A lui hanno hanno consegnato una montagna di voti. E il sindaco-bis sembra sentirne tutto il peso sulle spalle.
«Per i primi due anni ho vissuto nel bunker poi ho capito che occorreva dare una sterzata – confessa – Credo che i riminesi l’abbiano avvertita e questo spiega un risultato del genere». Racconta dei sacrifici e delle telefonate. I complimenti ricevuti dalla Boschi: «E bravo Andrea». Del messaggio affettuoso del ministro Delrio al «sindacone». Incassa, a mezzo stampa, le sviolinate di Matteo Renzi: Rimini come modello di buona amministrazione. Troppo anche per uno come Gnassi, a cui l’ego non ha mai fatto difetto. «Ho solo messo in cantiere un’idea di città», ripete il copione come se oggi, primo giorno dopo la liberazione, fosse ancora di campagna elettorale. «Se hai in testa un progetto politico non devi avere paura». Lo dice al Pd, a quelli che hanno messo in dubbio l’«operazione Pizzolante», la strana alleanza tra l’erede della sinistra 2.0 e il parlamentare transitato da Craxi, Berlusconi e Alfano. Un tempo nemico oggi compagno di strada. Nessuna paura, avverte Gnassi. «Se servono per irrobustire le idee, ben vengano le contaminazioni». E nel caso se lo fossero dimenticato, ricorda agli amici di Patto civico che il nome scritto in grande sul loro simbolo è «GNASSI». Ma poi concede ai soci l’onore delle armi: «Nessuno di loro ha imposto accordi su posti e poltrone».
Nei primi cento giorni promette di «inaugurare la scuola XX Settembre, di andare avanti con piano fogne, Marecchiese, campi di calcio, perché è questo che interessa ai cittadini». Cita il bar dei Padulli, chi lo saluta per strada, la macchina comunale, che ha «stressato» ma solo per far «funzionare la lampadina». Puro stile gnassiano. Evoca cambiamenti epocali, rivoluzioni silenziose, luoghi cari tratta dal catalogo di «sei di Rimini se…». Riminese fino al midollo, al punto di credere che sotto il Marano vivano gli zulu e a San Marino gli uomini della caverne.Un sindaco rockstar che ha trascinato dalla sua una città diffidente e disincantata, che non ha mai regalato plebisciti, ma una sfilza di ballottaggi da lacrime e sangue. Con l’aiutino dei grillini, assenti al ballo elettorale, azzardiamo: «Ho preso 10mila voti in più dell’altra volta, qualche grillino mi avrà pure votato», replica il Grande Antipatico che ha saputo scaldare i cuori e riempire le urne.
LA SQUADRA. Ultimo atto prima del meritato riposo. «Ci saranno riconferme e qualche novità. Gli elettori hanno premiato il progetto e chi l’ha gestito». Nomi? «Ne parleremo con tutti, poi deciderò io». Auguri. C’è appena lo spazio per la festa. Questa sera in piazza Cavour. «Ogni contributo in ciambella e vino è gradito». E’ il «progetto», ragazzi. Il Resto del Carlino