Una soluzione entro lunedì. Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, è più che mai determinato a evitare che le dimissioni di Matteo Renzi aprano una stagione di instabilità prolungata. E in attesa della conclusione del primo giro di consultazioni, nella serata di oggi con la delegazione del Pd (preceduta da quelle di Fi e del M5S), fa sapere che l’intenzione è quella di mettere al più presto in piedi un nuovo governo.
Che sia guidato da Renzi stesso, soluzione ormai esclusa, o dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, o, come sembra più probabile, dall’attuale ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che non a caso ieri si è riunito due volte a palazzo Chigi con Renzi, la prima in mattinata e la seconda nel tardo pomeriggio. Poi, in serata, è stato un incontro tra Renzi e Dario Franceschini a mettere a punto la posizione del Pd e a limare eventuali attriti e diffidenze.
Il tempo del resto stringe e gli eventi impongono una accelerazione dei tempi di soluzione della crisi, è l’opinione del capo dello Stato e anche della grande maggioranza dei partiti che ieri si sono presentati al Quirinale e hanno preso parte al rito delle consultazioni nello studio alla vetrata. Ieri, mentre la seconda giornata della consultazioni prendeva il via, da Francoforte è arrivata la notizia che la Banca centrale europea avrebbe respinto la proroga della scadenza per la ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena e reso necessario dunque un decreto legge che il governo dovrà presentare al più presto per ricapitalizzare l’istituto di credito senese, il più antico del mondo in attività, considerato che è nato nel 1472. Un intervento che dunque costringerà Mattarella ad accelerare i tempi per mettere in sicurezza le banche e dare quindi tempo ai partiti di raggiungere l’accordo sulla legge elettorale. Fonti di palazzo Chigi, comunque, hanno fatto sapere che l’intervento d’urgenza è già delineato e hanno però precisato che oggi non si terrà alcuna riunione del consiglio dei ministri.
Proseguono le consultazioni. Renzi vuole le elezioni entro aprile
Renzi, nell’attesa che il Pd questa sera si presenti al Quirinale con la proposta che dovrebbe chiudere il cerchio della consultazioni, ieri ha ricevuto Padoan, che nel caso di nuovo esecutivo targato Pd potrebbe essere confermato titolare dell’Economia, e due volte Gentiloni, che dalla Farnesina passerebbe a palazzo Chigi. Un’ipotesi, quella di Gentiloni premier, sicuramente non sgradita al premier, che però teme di perdere la credibilità conquistata tra l’elettorato con la sua decisione di annunciare le proprie dimissioni la notte stessa della sconfitta referendaria e di presentarle ufficialmente al Quirinale meno di 48 ore dopo. Ecco perche questa sera al Colle la delegazione del Pd chiederà garanzie al capo dello stato sulla data delle elezioni. Ed ecco perché Renzi punta su Gentiloni, che è sempre stato un alleato fedele del presidente del consiglio, e non sul ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, più pericoloso come possibile inquilino di Palazzo Chigi fino al termine della legislatura previsto per il 2018. Certo, ragionano gli uomini e le donne più vicini a Renzi, anche Gentiloni potrebbe cedere alla tentazione di restare a palazzo Chigi malgrado accordi diversi presi in precedenza, come già avvenne per Lamberto Dini, che nel ’95 si sarebbe dovuto dimettere una volta fatta la riforma delle pensioni e invece rimase molto più a lungo. Ma tant’è, ormai il rischio va corso soprattutto in considerazione del fatto che strade alternative sono difficilmente percorribili. Non è un caso che ieri il ministro della Giustizia Andrea Orlando abbia chiarito che secondo il Pd la legislatura è in ogni caso finita e l’obiettivo è fare al più presto la legge elettorale e andare alle urne. «Un governo di legislatura è inconcepibile», ha detto il titolare del dicastero di via Arenula.
«Dobbiamo capire capire come chiuderla, non come andare avanti. La legislatura si è chiusa con il referendum», Parole molto chiare, che in pratica suggeriscono al capo dello stato la soluzione del difficile capo: un governo che faccia la legge elettorale al più presto secondo le possibili indicazioni della Consulta sule modifiche da introdurre all’Italicum il prossimo 24 gennaio, affronti le principali emergenze, in particolare quella delle banche, e poi si dimetta senza indugio in modo da consentire al capo dell’esecutivo che nascerà dopo le Politiche 2017 di presentarsi il 26 maggio al vertice del G7 con la fiducia del parlamento e quindi nel pieno dei poteri.
Le opposizioni: subito alle urne. M5S all’attacco
A questa soluzione, già poco gradita a Renzi e ai giovani turchi del Pd, che la appoggerano esclusivamente perché diversamente il paese finirebbe davvero nei guai, si oppone in particolare il Movimento 5 Stelle, che fin dalla mattinata di ieri, attraverso Alessandro Di Battista, è partito all’attacco: «Sapete a cosa stanno pensando i politici del Pd? A quale presidente scegliere per far la legge elettorale contro il M5S senza che vi sia il rischio di oscurare Renzi che certamente si ricandiderà a Palazzo Chigi», ha scritto Di Battista. «Per questo nelle ultime ore si fa il nome di Gentiloni. Sarà vero? Non lo so. Ma so che è vero il loro ragionamento. Lo ripeto ancora una volta. Non gli interessa risolvere i problemi dei cittadini, gli interessa risolvere i problemi loro. E Gentiloni sarebbe perfetto. Renziano di ferro, poco carismatico (qualcuno si ricorda una sua iniziativa come ministro degli Esteri?), fedelissimo alla linea del capitalismo finanziario e soprattutto sacrificabile.
Potrebbe fare il presidente qualche mese senza mettere in pericolo Renzi il quale si potrebbe preparare ad un ritorno». È stata poi un’assemblea dei parlamentari M5S a decidere la linea che sarà tenuta questa sera nell’incontro con Mattarella. «Vista l’importanza del momento prenderemo una decisione tutti insieme, che verrà poi riportata al Colle dai capigruppo di camera e senato. Di sicuro chiederemo di andare il prima possibile al voto», ha scritto su Facebook il deputato M5S Michele Dell’Orco.
Anche la Lega Nord, salita al Colle con una delegazione guidata dal vicesegretario Giancarlo Giorgetti, ha chiesto subito le elezioni: «Bisogna rispettare le indicazioni del popolo italiano che domenica ha detto no a Renzi e ha detto che vuole votare subito». E sulla stessa linea si è mossa Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, Quanto al presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, che sarà al Quirinale questa sera, punta con decisione a una nuova stagione delle larghe intese, con elezioni in tempi rapidi e successivamente la costituzione di un’esecutivo di grande coalizione che dovrebbe fare le riforme che Renzi non ha potuto fare.