
La zampata finale è dell’inglese, ma le rosse per tutto il weekend danno la sensazione che Melbourne non sia stata un caso. Vettel in prima fila, poi Bottas e Raikkonen. Distacchi contenuti tra le Frecce d’Argento e le Ferrari, poi un abisso.
La seconda pole stagionale va ancora una volta a Lewis Hamilton. Ma la notizia che arriva forte e chiara da Shanghai è che la vittoria ferrarista di Melbourne non è stata un caso isolato, il prodotto di una botta di fortuna, né la conseguenza dell’errore strategico della Mercedes. La verità – e l’intensità della lotta per la Q3 di questa mattina lo ha scandito forte e chiaro – è che la Ferrari ha recuperato quasi tutto lo svantaggio che aveva rispetto alla Mercedes e questo ha permesso a un Sebastian Vettel in forma smagliante di avvicinarsi in maniera impressionante alle prestazioni dei campioni del mondo in carica.
Se Lewis Hamilton ha infatti fermato il cronometro dopo 1’31’’678 dalla linea di partenza, Vettel ha fatto registrare un a dir poco incoraggiante 1’31’’864, solo 0.184 secondi di differenza. Vale a dire, niente. Il dato è ancora più sorprendente se si considera che in Australia, un circuito più corto di questo, il distacco era quasi di tre decimi. Dietro i primi due, ottima la prestazione di Valtteri Bottas che giro dopo giro sembra sempre più a suo agio sulla freccia d’argento che fu di Nico Rosberg, il suo crono è di un solo millesimo di secondo più lento di quello di Vettel. Meno bene Raikkonen: il secondo pilota della Ferrari sembra leggermente in difficoltà, e domani partirà quarto (1’32’’140, +0,462 dalla vetta).
Al di là dei tempi non si può non parlare di “come” questo risultato sia maturato. La Mercedes, alle prese con una inspiegabile mancanza di correlazione tra i dati dei simulatori e quelli della pista, specialmente per quanto riguarda il consumo delle gomme posteriori, ha lottato contro se stessa per tutta la giornata. I piloti sono sempre sembrati in affanno così come gli ingegneri di pista, che alla fine delle prove libere facevano esperimenti aerodinamici un po’ alla rinfusa (ricordavano i ferraristi dello scorso anno) e decisamente più empirici del solito.
Di contro la Ferrari è apparsa da subito sicura di sé, trovando sempre il tempo giusto ogni volta che spingeva un po’ sull’acceleratore. Ed è proprio questa “tranquillità” che sembra oggi la migliore dote di un gruppo che dopo stagioni di confusione totale si è improvvisamente ritrovato.
Erano anni che non si vedevano qualifiche così combattute (tra due squadre diverse). L’equilibrio che di fatto si è creato tra le prime due macchine di testa è un’iniezione di adrenalina per l’intero circus, di cui i primi a beneficiare sono gli stessi piloti: “Erano anni che aspettavo una qualifica come questa – celebra la novità Hamilton – in cui il risultato si è deciso all’ultima curva. La Ferrari sembra davvero molto veloce”. “La nostra macchina è fortissima – dice Vettel – vedremo domani se sarà sufficiente a vincere la gara di domani”.
La prima fila strappata da Vettel oggi è un ottimo punto di partenza per la gara di domani. Dovrebbe piovere parecchio e questo rimescolerà di molto le carte. Da questo punto di vista è un peccato che uno dei protagonisti annunciati di ogni gara sotto la pioggia, Max Verstappen, sia stato condannato dall’incidente di Anotnio Giovinazzi in Q1 a partire dalla penultima posizione. Quanto proprio a Giovinazzi, infine, ha commesso esattamente l’errore che non voleva commettere: dopo un intero Gran Premio passato a raccogliere dati e prendere confidenza, ha spinto troppo ed è andato contro il muro. Peccato. Repubblica.it