GQItalia: se San Marino vince l’Eurovision 2025, dove lo mette l’ESC 2026?….di Alessio Di Nizio

All’indomani dell’annuncio ufficiale che Gabry Ponte rappresenterà San Marino all’Eurovision Song Contest 2025 con Tutta l’Italia – già sigla di Sanremo 2025 – sorge un quesito tanto lecito quanto surreale: se San Marino dovesse vincere, dove potrebbe ospitare l’evento? Come da regolamento, infatti, il paese vincitore dell’ESC è tenuto ad organizzare l’edizione successiva.

Perché se c’è una cosa che la più antica Repubblica del mondo non ha, è uno spazio adatto a contenere un evento che richiama decine di migliaia di spettatori, troupe televisive e impianti scenografici più imponenti di un’installazione di Christo. Insomma, se San Marino dovesse davvero vincere, potrebbe ritrovarsi nella stessa situazione dell’Islanda nel film Eurovision Song Contest: La Storia dei Fire Saga con Will Ferrell, dove il timore di portare l’evento in patria supera la gioia del trionfo.

1. Il Teatro Nuovo di San Marino: un Ariston in miniatura?

Se seguiamo la tradizione e immaginiamo un Eurovision ospitato in un teatro, la scelta più ovvia ricade sul Teatro Nuovo di San Marino, dove si sono svolte le finali della tragicomica kermesse di Una Voce per San Marino. Una struttura elegante e moderna, ma con una capienza di appena 874 posti e 7 camerini. Per dare un’idea, è un quarto del Teatro Ariston di Sanremo, che già con i suoi 2.000 posti risulta piccolo per eventi internazionali. Immaginate i cantanti cercare di muoversi tra palco e backstage senza finire nel parcheggio, o le delegazioni stipate come sardine tra una coreografia e l’altra. Se il teatro fosse l’unica opzione, dovremmo forse considerare un Eurovision in modalità intima, con un pubblico selezionatissimo, magari solo via invito o con biglietti a prezzi da Champions League (tribuna d’onore, ovviamente). Un’opzione di nicchia, certo, e forse non proprio in linea con lo spirito dello show.

2. “Eurovision On The Rocks”, il palco tra le mura medievali

Se il teatro risulta troppo piccolo, perché non portare l’Eurovision all’aperto, sfruttando il meraviglioso centro storico della Serenissima? Un palco montato tra le torri medievali, con la scenografia che si fonde con le mura storiche, e un pubblico che assiste all’evento con una vista mozzafiato. Suggestivo? Sì. Pratico? Assolutamente no. San Marino è costruito su una rocca che domina l’Emilia-Romagna, con strade strette, ripide e un traffico limitato.

Ora, consideriamo che per un Eurovision servono spazi per:

-Almeno 10.000 spettatori dal vivo (e siamo già al minimo sindacale);

-Decine di camion di attrezzature per luci, palco e scenografia;

-Un villaggio stampa per centinaia di giornalisti;

-Zone di accoglienza per troupe televisive e delegazioni da 40 paesi.

Dove li mettiamo? Tra i vicoli della città, con posti numerati su terrazzi e balconi? Magari si potrebbe sfruttare il concetto del “teatro diffuso”, con maxischermi sparsi per il Monte Titano. Peccato che non ci siano abbastanza spazi neanche per il pubblico in piedi, figuriamoci per un’arena degna dell’Eurovision. E poi c’è il nodo dei trasporti: come arrivano i fan su per la rocca? File infinite di autobus in coda per ore lungo la strada tortuosa che porta alla città? Oppure una funivia trasformata in servizio premium, come la Costa Crociere a Sanremo? Immaginate Lucio Corsi o Tommy Cash che fanno un’entrata scenografica a bordo di una cabina sospesa sopra le colline: affascinante, ma logisticamente improbabile. E poi c’è il fattore meteo: un Eurovision all’aperto potrebbe essere spettacolare, ma basta una pioggia primaverile per trasformarlo in un festival stile Woodstock, con tanto di bagni chimici trasformati in zattere che precipitano giù a valle.

3. San Marino Stadium, il compromesso sportivo

Un’opzione un po’ più credibile potrebbe essere il San Marino Stadium (già Stadio Olimpico di Serravalle), l’unico stadio di San Marino, che con i suoi 7.000 posti è lo spazio più grande della Repubblica. Sicuramente offrirebbe più capienza rispetto a un teatro, ma sarebbe comunque insufficiente rispetto ai requisiti minimi dell’Eurovision, che richiede almeno il doppio dei posti. L’idea di uno stadio trasformato in un’arena musicale non è nuova – pensiamo al Pala Alpitour, a Torino, nel 2022 – ma qui il problema è sempre lo stesso: lo spazio per le infrastrutture. Dove sistemare la sala stampa per i giornalisti, le delegazioni, i parcheggi per i pullman dei fan e le troupe televisive? L’unica soluzione sarebbe costruire strutture temporanee enormi, con il rischio che la spesa per l’evento superi di gran lunga il budget di un interno anno della San Marino RTV.

4. Il Casinò di San Marino, per un Eurovision di lusso (e d’azzardo)

Se c’è una cosa che San Marino sa fare bene, è il turismo esclusivo. E allora perché non trasformare il casinò della Repubblica nella sede di un Eurovision di lusso? Del resto, per anni il Festival di Sanremo è stato ospitato al casinò municipale. Il palco potrebbe essere posizionato tra le sale da gioco, con il pubblico seduto su poltrone di velluto rosso, in un’atmosfera a metà tra il glamour di Las Vegas e una serata di gala a Montecarlo. L’idea potrebbe avere un certo fascino: il primo Eurovision “VIP only”, con biglietti che costano quanto una notte in una suite del Bellagio. Tuttavia, sarebbe una soluzione diametralmente opposta allo spirito popolare e inclusivo della manifestazione. Senza contare che, tra un’esibizione e l’altra, il rischio che più spettatori si distraggano alle slot machine piuttosto che guardare il palco sarebbe altissimo.

5. A Rovereta, nella zona industriale, per un Eurovision stile Blade Runner

Certo, non è proprio l’immagine che si ha in mente quando si pensa a uno show fatto di lustrini e luci stroboscopiche, ma d’altronde, Düsseldorf ha ospitato l’Eurovision in una fiera e Tel Aviv in un centro convegni, quindi perché non immaginare il primo Eurovision tra magazzini, concessionarie e fabbriche, a Rovereta, la zona industriale di San Marino? Sarebbe la soluzione più funzionale, con un’area relativamente ampia e facile accesso per i mezzi tecnici. Uno dei vantaggi di un capannone industriale è l’acustica: tutta da reinventare. Con soffitti altissimi e pareti di lamiera, l’effetto eco potrebbe dare un tocco sperimentale a ogni performance. Per la scenografia, si potrebbe puntare su un Eurovision post-industriale: fari LED ricavati dall’illuminazione di un magazzino, piattaforme girevoli montate su carrelli elevatori e schermi giganti appesi direttamente alle gru da cantiere. Un’estetica che mescola Blade Runner con una fiera dell’artigianato locale.

6. Il PalaSanMarino… o, meglio, il PalaAltrove

Vista la situazione, l’opzione più realistica sarebbe costruire una nuova arena. Un’idea ambiziosa, certo, ma con una domanda chiave: dove la mettiamo? San Marino non ha grandi spazi pianeggianti, e pensare di edificare una struttura da 15.000-20.000 posti significherebbe stravolgere il territorio e spendere una fortuna per un ecomostro ingiustificato. E qui nasce l’idea più sensata: spostare l’Eurovision fuori da San Marino. Magari a Rimini o Bologna, città già dotate di arene, stazioni e hotel pronti a gestire un evento del genere. Sarebbe un Eurovision “sammarinese” sulla carta, ma di fatto… ospitato in Emilia-Romagna. Un po’ come se la Francia vincesse e decidesse di farlo a Ginevra per comodità.

In definitiva, auguriamo a Gabry Ponte la vittoria oppure no? Certo, sarebbe curioso vedere come San Marino riuscirebbe a mettere in piedi l’Eurovision tra la rocca, la funivia e i capannoni industriali di Rovereta, come in un reportage di David Foster Wallace. Ma, diciamocelo, organizzarlo in Italia sarebbe decisamente più semplice, quindi, con tutto il rispetto per Gabry Ponte e per i nostri amici sammarinesi, forse è meglio tifare per Lucio Corsi (anche se non è possibile votarlo).

GQItalia

Alessio Di Nizio