L’inchiesta sulla tragica fine di Luca Perazzini e Cristian Gualdi, i due alpinisti di Santarcangelo di Romagna morti il 22 dicembre scorso sul Gran Sasso, ha finalmente un nome. Non si procede più contro ignoti: almeno una persona è ufficialmente indagata per omicidio colposo.
Il fascicolo, aperto dalla Procura di Teramo, mira a chiarire le responsabilità dietro quanto accaduto nel vallone dell’Inferno, a 2.700 metri d’altitudine, dove i due scalatori persero la vita durante una tormenta di neve. La riservatezza degli inquirenti resta altissima, ma la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati segna una prima svolta concreta nell’indagine.
Perazzini e Gualdi, entrambi alpinisti esperti, avevano raggiunto la vetta più alta dell’Appennino e stavano rientrando a valle quando vennero sorpresi da condizioni meteo estreme. Ben 17 furono le richieste d’aiuto inviate ai soccorsi, tra le 14:52 e le 21:00 di quel giorno. Avevano fornito anche la loro geolocalizzazione.
Ma proprio in quelle ore le condizioni ambientali erano al limite: la bufera imperversava e i soccorritori, nonostante l’immediata mobilitazione, furono a loro volta bloccati dal maltempo. Per giorni le squadre del Soccorso Alpino lottarono contro neve e gelo, fino a quando – il 27 dicembre – riuscirono a recuperare i corpi, ormai senza vita, degli alpinisti uccisi dall’ipotermia.
Nel frattempo, gli inquirenti hanno potuto accedere alle memorie dei telefoni delle vittime, salvate e ora al vaglio della Procura. Elementi che potrebbero rivelarsi decisivi per chiarire le tempistiche, le condizioni e le possibilità di intervento. Un punto centrale della vicenda è proprio questo: si poteva fare di più?
I legali delle famiglie puntano il dito sul mancato impiego dell’elicottero HH-101A “Caesar” dell’Aeronautica Militare, in grado di operare in notturna e in condizioni meteorologiche avverse. Era possibile farlo decollare già dal primo allarme? Questa è la domanda a cui si cerca risposta.
Le famiglie non vogliono vendette, ma verità. E la Procura adesso ha un obiettivo più nitido: verificare se, tra negligenze, scelte operative o mancate decisioni, qualcuno poteva – e doveva – evitare che quelle vite si spegnessero tra la neve.