Sarà che faccio il giornalista. Sarà il mio carattere. O quello spirto guerrier ch’entro mi rugge. Sarà, soprattutto, che i vari governanti ci prendono per i fondelli praticamente da sempre, dicendo tutto e il contrario di tutto a seconda della convenienza del momento.
Sarà questo, ma anche altro. Fatto sta che ormai faccio la tara, divido per due, e poi per quattro, soppeso nuovamente e sottraggo ancora per non sbagliare, quello che arriva dalla politica.
Penso all’ambiente. Al cambiamento climatico. Al “green”. All’elettrico. Sarebbe troppo facile e rischierei di essere additato quale “terrapiattista” se mi soffermassi sullo sconquasso ecologico creato dalla mascherine. Per dirne una, sia chiaro. Già mi pento di avere messo nero su bianco tale pensiero, roba da finire al rogo.
Anche perché di esempi vergognosi ce ne sono a bizzeffe. Sfortunatamente.
Così succede che mentre leggo il Corriere della Sera, ascolto il Tg, i quali spiegano come il clima sia pazzo, come le stagioni stiano cambiando, come la colpa sia dell’uomo… mentre vedo, ascolto, leggo di esperti che affermano quanto sia fondamentale inquinare meno, non consumare eccessivamente acqua e quant’altro; mentre assisto a pianti in diretta di giovani preoccupati per il cambiamento climatico e politici che li rassicurano perché sarà assolutamente fatto ogni sforzo per preservare la nostra amata Terra; ebbene mentre viene imbastito l’ennesimo circo mediatico… colpo di scena.
Ancora un momento prima di arrivare al punto perdonatemi, ma voglio lasciare i lettori con un poco di suspense.
Lo sapevate? La crisi ambientale e climatica continua a preoccupare persino Papa Francesco! Tanto da averlo portato a un annuncio a sorpresa: “Sto scrivendo una seconda parte della Laudato si’ per aggiornare i problemi attuali”. Lo ha detto in udienza in Vaticano ricevendo una delegazione di avvocati di Paesi membri del Consiglio d’Europa firmatari dell’Appello di Vienna.
E così fra un appello e l’altro, fra un incentivo, un decreto, un pianto, una promessa… udite udite cittadini integerrimi, pronti a mandare al macero qualsiasi teoria “cospirativa” nel nome del politically correct, ma soprattutto della scienza, ecco che il Giappone ti sversa in mare le acque di Fukushima.
Avrò capito male io? Avrete letto male voi?
Approfondisco subito. Ah ecco! Scusate, scusate. Non disperate. Il piano è stato convalidato all’inizio di luglio dall’Aiea e Tokyo garantisce che sarà sicuro per l’ambiente e la salute umana. Tutto a posto allora. E niente in ordine.
Sì. Perché a quanto pare, l’operazione dovrebbe durare decenni. Lo scarico nell’Oceano Pacifico delle acque trattate provenienti dalla centrale nucleare, nel nord-est del Giappone, inizierà giovedì “se le condizioni meteorologiche lo permetteranno”.
Tokyo prevede di scaricare “molto gradualmente” nell’Oceano Pacifico più di 1,3 milioni di tonnellate di acqua dell’impianto di Fukushima Daiichi provenienti da acque piovane, sotterranee e da iniezioni necessarie per raffreddare i noccioli dei reattori andati in fusione dopo lo tsunami che devastò la costa nord-orientale del Paese nel marzo 2011, provocando la morte di oltre 20mila persone.
Detto tutto questo, mi chiedo perché la gente rompa le scatole e stia col fiato sospeso. L’Aiea vi garantisce! Capito? Siete garantiti, come l’usato sicuro.
Eppure c’è sempre qualche San Tommaso. Chissà perché.
Non solo l’industria della pesca giapponese teme conseguenze dannose per l’immagine dei suoi prodotti.
Dopo l’annuncio della data di inizio del sversamento in mare, Hong Kong ha annunciato che attiverà “immediatamente” limitazioni sulle importazioni di alcuni cibi dal Giappone. Il governatore John Lee, in un post su Facebook, ha scritto: “La sicurezza alimentare e la sanità pubblica a Hong Kong sono la priorità assoluta del governo. Ho immediatamente incaricato il Segretario per l’Ambiente e l’Ecologia e i dipartimenti competenti di attivare le misure di controllo sulle importazioni per proteggere la sicurezza alimentare e la salute pubblica a Hong Kong”. (ringrazio Rai News dalla quale ho colto le ‘rassicuranti’ dichiarazioni).
Non finisce qui. Altri non si sentono “rassicurati”. La decisione del governo giapponese di rilasciare da giovedì l’acqua “radioattiva” dell’ex centrale nucleare di Fukushima nell’Oceano Pacifico “non tiene conto delle prove scientifiche, viola i diritti umani delle comunità in Giappone e nella regione del Pacifico e non è conforme al diritto marittimo internazionale”.
Lo scrive in una dura nota critica Greenpeace Giappone, aggiungendo che con tale scelta Tokyo “ignora soprattutto le preoccupazioni della popolazione, compresi i pescatori”.
Come ultima “ciliegina” vi avviso che sono oltre 123 mila i chili di pesce importati nel Belpaese dal Giappone in un anno (va detto, meno dello 0,02 per cento sul totale dei prodotti ittici che arrivano in Italia da tutto il mondo, ndr). È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat nel 2022 sempre in riferimento alla decisione del governo di Tokyo di autorizzare lo scarico in mare dell’acqua radioattiva. “Lo sversamento di acqua radioattiva nel mare del Giappone – sottolinea la Coldiretti – è preoccupante dal punto di vista ambientale per flora e fauna ittica”.
Onestamente non comprendo questa levata di scudi di massa! Le acque sono state raccolte e preventivamente trattate per liberarle dalle sostanze radioattive. Ad eccezione però del trizio, che non può essere rimosso con le tecnologie esistenti. Secondo gli esperti, tuttavia, solo dosi altamente concentrate di trizio sono dannose per la salute.
Se lo dicono gli esperti!
La smetto con l’ironia, anche perché potrebbe sembrare fuori luogo vista la drammaticità degli eventi.
Cosa dovrebbe pensare una persona comune? Da un lato veniamo bombardati dalla necessità di rispettare l’ambiente. La gente fatica ad arrivare a fine mese eppure viene chiesto di “mettersi in regola” a suon di euro, con lo spauracchio del cambiamento climatico.
Case a norma, acque a norma, auto a norma…
Viene fatto letteralmente terrorismo contro chi si permette di farsi una doccia in più o lava l’auto.
E poi? E poi gettiamo nei mari veleno. Veleno che ci tornerà a tavola. Nell’indifferenza o quasi della comunità internazionale, che nel frattempo promette tolleranza zero verso i cittadini che inquinano. Certo, perché l’uomo non può fare nulla, lo Stato sì.
Quello stesso Stato e quegli stessi “esperti” che tuttavia ci dicono oggi (perché fino a ieri non era così) che a buttare “merda” (fosse solo quella) in mare non succede nulla. Provasse una azienda a gettare un fazzoletto di carta in un fiume. Verrebbe – giustamente e doverosamente – portata in Tribunale.
Non ci si capisce più nulla. E allora? E allora accendiamo il cervello. Proviamo a ragionare con la nostra testa, a mettere in dubbio se non tutto, la maggioranza delle cose che ci vengono propalate come oro colato.
Anche a costo, in certi casi, di passare per “terrapiattista”, termine infamante che ultimamente, alla luce dell’ipocrisia e lo schifo che vedo intorno, sto completamente rivalutando.
David Oddone
(La Serenissima)