Grillo ora evoca il Grande Fratello Usa .L’ex 5 Stelle: “Scendiletto di Pechino”

I grillini hanno la testa a Roma, più che a Caracas. Ma Beppe Grillo interviene sull’intrigo venezuelano dopo sei giorni di silenzio. Nella girandola di dichiarazioni e minacce di querele mancava solo lui, che nel 2010, all’epoca del presunto finanziamento di 3,5 milioni di euro al M5s da parte del regime allora guidato da Hugo Chavez, era il leader politico e mediatico indiscusso del M5s. Anche se non viene coinvolto nell’inchiesta del quotidiano spagnolo Abc, il Garante offre la sua versione dei fatti. Grillo parla dell’«ombra del grande fratello sullo scoop spagnolo». E si chiede: «Quale è lo scopo di far uscire una notizia falsa, appositamente costruita, mentre il governo italiano è impegnato in una difficile fase di uscita da una crisi spaventosa?». Il fondatore allega un articolo, pubblicato sul suo Blog, firmato dall’ex diplomatico Torquato Cardilli. La tesi è quella del complotto americano. «Il fatto che l’Italia abbia mantenuto con la Cina, l’Iran, il Venezuela, la Russia rapporti più o meno intensi può far sorgere il sospetto che la polpetta avvelenata contro la forza maggioritaria nel governo e nel Parlamento italiano sia stata cucinata proprio Oltreoceano», spiega Cardilli, ex ambasciatore italiano in Albania, Tanzania, Arabia Saudita e Angola. Nel M5s regna il silenzio. «Diciamo che c’è altro a cui pensare», tagliano corto. La testa è altrove, al futuro del Movimento. Anzi, sul Venezuela una fonte parlamentare rimarca: «Questa storia ha avuto l’effetto di ricompattarci in un periodo di massima divisione tra di noi, stavolta nessuno si è alzato per dare la colpa a Casaleggio».

Nemmeno le rivelazioni di Giovanni Favia, ex consigliere regionale del M5s in Emilia-Romagna, hanno scalfito la creatura tornata ad essere monolite solo per una volta. Volto simbolo del grillismo delle origini, primo espulso eccellente, Favia negli scorsi giorni ha raccontato di essere stato contattato dieci anni fa da una fonte diplomatica venezuelana interessata al M5s. «Ma dai è Favia, da anni ce l’ha con noi», lo contestano da dentro additandolo con lo stigma di «fonte non attendibile».

Favia con Il Giornale conferma la sua versione: «Era il 2010, non ricordo ogni dettaglio, ma ricordo in maniera cristallina che il fatto è avvenuto». E continua: «Verificai che si trattasse di un contatto diplomatico, lo era, nella lettera di poche parole che mi mandò ricordo il suo interesse per il M5s e l’invito a conoscerci di persona, poi girai la cosa ai vertici e non ne seppi più nulla». Favia aggiunge turbato: «La cosa che più mi preoccupa è l’atteggiamento del M5s con la Cina, stanno diventando la quinta colonna e gli scendiletto del regime cinese in Italia». Prima di salutarci, l’ex grillino si chiede: «Mi stupisce che solo 24 ore dopo lo scoop sia trapelata sui giornali la preoccupazione dei servizi segreti per un attacco al governo, dando per scontata la falsità del documento».


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