Dovremmo essere stati noi già da tempo ad aver adottato delle misure rivolte a contrastare le frodi IVA, che non portano vantaggio a nessuno se non a coloro che le fanno
L’ultimo provvedimento, il cosiddetto decreto “incentivi”, non è un provvedimento contro San Marino. E’ un provvedimento contro le frodi fiscali IVA internazionali e nazionali Italiane. Questo è il titolo del decreto. Non sarà l’ultimo se la vicina Italiavuole recuperare gettito. Black list, white list, task force per scovare evasori all’estero, normativa antiriciclaggio e scambio di informazioni automatico: sono queste alcune delle parole chiave che Tremonti utilizzerà nella prossima riforma fiscale che porterà la sua firma. L’ultimo provvedimento ha portato il nostro Paese nello scompiglio più assoluto. E’ necessario però fare un po’ di chiarezza. Ha ragione il nostro Segretario agli Esteri, Antonella Mularoni, quando evidenzia che le black list alle quali fa riferimento il decreto italiano contro le frodi IVA, sono in vigore dal 1999 e dal 2001, ossia da una decina d’anni. Non sono quindi una novità come non lo è quella di comunicare all’Ufficio IVA competente gli acquisti di merci fatti in San Marino. La sola possibilità che abbiamo di uscirne è perciò un provvedimento che modifichi la black list, od in alternativa una nostra inclusione nella white list di prossima emanazione. La guerra antifrodi deve però essere combattuta maggiormente in Italia, punto terminale dei meccanismi. L’occultamento dell’imposta avviene, infatti, nella società fittizia italiana che incassa l’IVA senza versarla all’erario. Morale della favola: dovremmo essere stati noi già da tempo ad aver adottato delle misure rivolte a contrastare le frodi IVA, che non portano vantaggio a nessuno se non a coloro che le fanno. La parola alla politica affinché ottenga da parte italiana di un riconoscimento a favore degli sforzi sostanziali fatti dal Paese per entrare nella white list, senza dover rinunciare alla nostra sovranità.
Alberto Chezzi