Teheran, scia di sangue dopo i raid: oltre 220 morti in Iran, Israele promette vendetta
TEHERAN – Una nuova, drammatica escalation scuote il Medio Oriente. A quattro giorni dall’inizio delle ostilità tra Iran e Israele, il bilancio delle vittime sale in modo spaventoso: 224 morti in Iran secondo il ministero della Salute di Teheran, mentre otto persone hanno perso la vita in Israele sotto il fuoco dei missili iraniani. La situazione è fuori controllo e la tensione cresce di ora in ora, tra promesse di ritorsioni e minacce dirette alla capitale iraniana.
Raid e ritorsioni: la cronaca di un conflitto che deflagra
Venerdì è iniziata l’offensiva israeliana, e da allora i raid aerei hanno colpito duramente il territorio iraniano: almeno 1.481 tra morti e feriti sono stati registrati, mentre Israele promette che Teheran “pagherà presto il prezzo” per le sue azioni. Parole pesantissime arrivate dal ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che accusa apertamente il regime iraniano di “attacchi deliberati contro i civili”.
Nel frattempo, le Guardie Rivoluzionarie iraniane hanno lanciato nuovi missili su Israele, sostenendo di aver “colpito con successo” diversi obiettivi strategici. È una rappresaglia che potrebbe aprire scenari ancora più drammatici. “Questi sono solo i primi attacchi. Se Israele prosegue, i prossimi saranno più devastanti”, è l’avvertimento dell’esercito iraniano.
Otto morti in Israele: Haifa tra le città più colpite
Il numero dei morti in territorio israeliano è salito a otto, dopo che tre persone sono state estratte senza vita dalle macerie a Haifa, nel nord del Paese. Altri cinque civili avevano perso la vita nelle prime ore dell’attacco iraniano. Il conflitto si espande, colpendo anche simbolicamente: un edificio diplomatico statunitense a Tel Aviv è stato danneggiato dalle onde d’urto provocate dai missili, ha reso noto l’ambasciatore USA in Israele.
Missili anche dallo Yemen, ma senza conseguenze
A complicare ulteriormente lo scenario, un missile balistico lanciato dallo Yemen ha fatto scattare le sirene d’allarme nel sud di Israele. Fortunatamente l’ordigno è caduto prima di raggiungere il suolo israeliano, ma resta l’allerta massima lungo tutti i confini del Paese.
L’Iran: “Siamo per il nucleare pacifico, non vogliamo la bomba”
In mezzo al caos, arriva anche la voce del nuovo presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, che tenta di rassicurare la comunità internazionale: “L’energia nucleare è un nostro diritto, ma non vogliamo armi atomiche”. Un riferimento diretto alla fatwa del 2003 emessa dalla Guida suprema Ali Khamenei, che vieta l’uso e la produzione di armi di distruzione di massa.
Prossime ore cruciali: rischio di allargamento del conflitto
L’equilibrio della regione è appeso a un filo. Israele ha dichiarato che l’offensiva continuerà e promette di colpire la capitale iraniana, mentre Teheran si prepara a una nuova possibile ondata di attacchi. La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione, mentre il bilancio delle vittime aumenta e la minaccia di un conflitto totale si fa sempre più concreta.