Il presidente americano Donald Trump ha convocato per oggi una nuova riunione del Consiglio per la Sicurezza Nazionale nello Studio Ovale, nel tentativo di contenere una spirale bellica che rischia di infiammare tutto il Medio Oriente. La decisione arriva dopo un’escalation di attacchi tra Iran e Israele, con Teheran che ha lanciato missili balistici verso il sud di Israele e lo Stato ebraico che ha risposto con bombardamenti mirati nel cuore di Teheran, colpendo – secondo l’IDF – centri di ricerca legati al programma nucleare iraniano.
A Beer Sheva, nel sud d’Israele, un missile iraniano ha provocato gravi danni e sette feriti, nonostante le difese missilistiche, che in questo caso non hanno funzionato correttamente. L’IDF parla di un “malfunzionamento dell’intercettore”. In parallelo, le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno rivendicato l’attacco affermando di aver colpito infrastrutture legate alla collaborazione militare con Israele, compreso un presunto “sito Microsoft” nella zona.
A livello diplomatico, si apre uno spiraglio: oggi a Ginevra i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania (formato E3), insieme all’Alto Rappresentante UE Kaja Kallas, incontrano il capo della diplomazia iraniana Abbas Araghchi in quello che potrebbe diventare il primo passo concreto verso una trattativa multilaterale, soprattutto alla luce delle aperture di Trump al dialogo. Il presidente USA ha infatti dichiarato di voler decidere entro 15 giorni sulla possibilità di un intervento armato contro l’Iran, lasciando intendere che una soluzione diplomatica resta preferibile.
Israele, intanto, è impegnato su più fronti e secondo fonti economiche sta affrontando il periodo bellico più dispendioso della sua storia: circa 67 miliardi di dollari per la guerra a Gaza e oltre 700 milioni al giorno per il conflitto con l’Iran. Numeri che stanno allarmando anche le cancellerie occidentali per le potenziali ricadute economiche e strategiche.
Sul fronte settentrionale, cresce anche il rischio di un allargamento del conflitto con Hezbollah. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha avvertito duramente il gruppo sciita libanese, alleato dell’Iran: “Se c’è terrorismo, non ci sarà più Hezbollah”.
Mentre l’Europa tenta la via della diplomazia, il mondo attende la prossima mossa degli Stati Uniti: Trump, con la sua consueta ambiguità strategica, tiene aperte entrambe le porte – quella della guerra e quella del negoziato – ma il tempo per scegliere si sta assottigliando rapidamente.