Mentre il conflitto in Ucraina tocca il giorno 1.376, la diplomazia internazionale accelera il passo nel tentativo di trovare una soluzione negoziale. L’attenzione si è concentrata nelle ultime ore su Miami, teatro di un vertice ad alto livello tra le delegazioni statunitense e ucraina, prologo di una missione che vedrà presto un inviato americano a Mosca.
Il vertice di Miami
Al tavolo dei colloqui in Florida si sono seduti i pesi massimi dell’amministrazione americana: il segretario di Stato Marco Rubio, l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, e Jared Kushner. Dall’altra parte, la delegazione di Kiev era guidata da Rustem Umerov. Quest’ultimo ha assunto la guida dei negoziati in sostituzione di Andriy Yermak, recentemente dimessosi in seguito a un’inchiesta per corruzione che ha scosso i vertici ucraini.
I segnali di apertura
L’esito dell’incontro è stato definito produttivo dalle parti, sebbene non privo di ostacoli ancora da superare. Marco Rubio ha evidenziato come il lavoro da svolgere sia ancora molto, ribadendo però la centralità della Russia in qualsiasi ipotetico accordo definitivo. Anche il Presidente Trump ha espresso un giudizio positivo, sostenendo che esistano buone probabilità per il raggiungimento di un’intesa. Da parte ucraina, Umerov ha parlato di un successo diplomatico, pur ribadendo la necessità di ottenere garanzie di sicurezza affidabili e durature nel tempo.
La missione a Mosca e il fronte di guerra
Il prossimo tassello del mosaico diplomatico prevede il viaggio di Steve Witkoff in Russia, atteso nella capitale russa proprio in queste ore per proseguire il dialogo. Tuttavia, la realtà sul campo rimane drammatica. Parallelamente ai negoziati, le ostilità non cessano: nella giornata di ieri, la regione di Kherson è stata bersaglio di nuovi attacchi da parte delle forze russe. Il bilancio provvisorio riporta la morte di due persone e il ferimento di altre sette, a testimonianza di una pace che, per ora, resta confinata nelle stanze della diplomazia.














