
NON aveva mai visto tanti giornalisti ad una conferenza stampa sugli archivi diocesani. Anche perché diversi erano lì solo per Guerrina, la casalinga di cà Raffaello scomparsa a maggio. In testa una troupe di Chi l’ha visto?. «Voi eravate stati avvertiti tre mesi prima della scomparsa che la donna era in pericolo: è agli atti». L’arcivescovo Riccardo Fontana scuote la testa e parte con la risposta. «Non è vero: non ho ricevuto niente». Non fatica ad ammettere la lettera del 12 luglio, scritta da Giuseppina, la catechista che tra le prime aveva aperto il caso. Lettera, tra l’altro, che è effettivamente agli atti dell’inchiesta e nella quale si lamenta la situazione confusa e difficile nella quale era precipitata la parrocchia di Ca’ Raffaello. Fontana, inseguito da mesi su questa vicenda, non si sottrae alle domande. E con l’occasione lancia un appello. «Chi sa qualcosa parli: sarebbe bello. Lo dico ai preti, lo dico ai frati, lo dico a chiunque». Quindi anche a padre Gratien, che però si è avvalso della facoltà di non rispondere… Scelta ineccepibile sul piano giudizario, ma su quello etico? «E’ vero, anche lui parli: ma l’ha fatto per due interrogatori, 16 ore complessive. Solo dopo si è avvalso di un suo diritto e su consiglio dell’avvocato». Non è un modo per scaricarlo ma semmai per indicarne tutte le fragilità. Comprese quelle emerse negli ultimi giorni: le immagini sexy sul computer, la foto di una suora nuda. Tra le domande che fioccano c’è anche quello e non potrebbe essere altrimenti. «E in ogni caso, che c’entra con il processo se aveva un’immagine di quel tipo e se quella era una suora?». In realtà, se davvero un processo ci sarà mai, è chiaro che quello sarà uno degli elementi in base ai quali la figura di un personaggio viene ricostruita. Anche se in effetti è ai margini dell’inchiesta. Sul resto Fontana scuote la testa. «Ai fedeli dico che la chiesa non li abbandona e che è in arrivo uno dei nostri sacerdoti per il periodo di assenza di padre Faustino. E che anch’io presto tornerò». Lì, accanto alla scritta con lo spray «Night Club». «Tutte le scritte vanno lette: ma avete idee di quante ne abbia viste a Roma e nel mondo?». E hai l’impressione che per un attimo le rimpianga un po’. Un attimo, un attimo prima di riaprire gli occhi sul presente. Lì, tra le telecamere spianate che ronzano intorno alla curia.