Padre Graziano non risponderà alle domande del giudice. E’ questo l’orientamento difensivo in vista dell’interrogatorio di garanzia in programma lunedì 27 aprile al carcere aretino di San Benedetto dove il prete è rinchiuso da giovedì 23 aprile per l’uccisione di Guerrina Piscaglia. “Sono innocente”, ha ribadito Gratien Alabidurante l’incontro con il suo avvocato Luca Fanfani, che è già all’opera per inoltrare il ricorso al tribunale del riesame contro il provvedimento emesso dal gip di Arezzo. “Una ordinanza ingiusta”, come è stata definita dal legale. Padre Graziano dunque non ammette di aver ucciso Guerrina Piscaglia come la procura e il giudice ritengono.Omicidio volontario compiuto da sé, tra le 13.46 e le 14.34 del primo maggio lungo la Marecchiese, a Cà Raffaello, probabilmente in un boschetto non distante dalla “zona dei bidoni” controllata anche nei mesi scorsi, senza esito, per cercare il corpo. Il cadavere sarebbe stato inizialmente occultato nella vegetazione, poi fatto sparire definitivamente in una fase successiva. Il telefonino della donna, che racchiudeva elementi compromettenti, sarebbe stato usato per l’attività di depistaggio iniziata subito dopo il delitto da padre Graziano. Prima strategia: l’idea della fuga d’amore col marocchino che gli consentì di rimanere senza ombre per tutta l’estate, poi da settembre – indagato – la storia inventata di zio Francesco. Accusato di omicidio volontario e distruzione del cadavere, Gratien Alabi – 46 anni il prossimo dicembre – in caso di condanna rischia una pena di una ventina di anni. Il pm Marco Dioni e il giudice Piergiorgio Ponticelli in una prima fase avevano ipotizzato che le attività depistatorie di Alabi – inconfutabili – fossero rivolte a coprire qualcuno (favoreggiamento di ignoti), mentre ora pensano che intendeva favorire solo se stesso. Tra gli elementi confluiti nell’inchiesta e sui quali poggia la misura c’è anche la dicharazione resa da Cristina, amica Rumena di padre Graziano, che prima in tv e poi ai carabinieri ha riferito: “Veniva con me e si qualificava come professore, poi l’ho riconosciuto nella foto sul giornale. Gli chiesi di Guerrina, se l’aveva ammazzata. Lui si alterò, mi disse di non parlare per telefono di quella storia, che lei non c’era più e mi disse: se insisti ti metto a posto io…”.
Corriere di Arezzo
Prima ancora del contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare, è lo stesso titolo di reato contestato a dire quale scenario il Gip e i Pm ipotizzino a carico di Padre Graziano. Si parla infatti di omicidio volontario e sottrazione o distruzione di cadavere ma non più in concorso, come nella prima iscrizione nel registro degli indagati del 5 settembre e sparisce anche il favoreggiamento che era il capo di imputazione del divieto di espatrio del 25 ottobre. Vuol dire che il giudice e la procura pensano che il frate abbia fatto tutto da solo, prima uccidento Guerrina e poi facendone sparire il corpo. Al massimo, dicono fonti di procura, con qualche favoreggiatore per ora ignoto.
Quali sono gli indizi a sostegno di questo quadro accusatorio? Fondamentalmente sono gli stessi che già si conoscevano, riletti e riqualificati in un disegno unitario e complessivo. Dunque il possesso del telefonino di lei, che sarebbe rimasto in mano a Padre Graziano dal pomeriggio del primo maggio fino a luglio inoltrato, quando si accende per l’ultima volta, e la fantomatica figura dello zio Francesco, dal frate introdotta, ma solo dopo essere stato indagato, per sgravarsi del sospetto del cellulare.
Nelle sue confidenze con il parroco Padre Faustino, il frate racconta che per due volte, a Sestino il pomeriggio del primo maggio e poi in canonica a Ca’ Raffaello qualche giorno dopo, sarebbe stato avvicinato dal misterioso personaggio che gli avrebbe chiesto aiuto per conto di Guerrina. La seconda volta ci sarebbe stato anche un incontro in chiesa con la donna. Ma di Zio Francesco nessuno ha mai sentito parlare, nessuno lo ha mai visto, nessuno sa chi sia. Un fantasma, che per gli inquirenti non esiste: una bugia del sacerdote per rimediare all’errore commesso col telefonino di lei.
Quale? Il primo maggio alle 17,20 dal cellulare parte un messaggio diretto a un prete nigeriano, sconosciuto a Guerrina ma amico di Padre Graziano: “Sono scappata con il mio amoroso marocchino”. E a quell’ora nessuno che non fosse collegato alla scomparsa della donna poteva sapere che lei era già introvabile. E poi, sempre dallo stesso telefonino, ci sono i due sms alla suocera di lei, in cui sempre si parla di fuga, e c’è anche il 10 maggio un messaggio alla catechista: hai parlato male dell’uomo di Dio. Caso vuole che lei il giorno prima si fosse sfogata con l’ex parroco Don Arialdo, parlandole dei suoi sospetti sul frate e che il prete fosse poi passato in canonica.
L’ipotesi della procura è che Guerrina sia stata uccisa subito, tra le due e le tre del pomeriggio del primo maggio, prima che che il frate salisse in auto con il marito Mirco Alessandrini, diretto a Sestino per celebrare un funerale. Il movente sarebbe la paura dello scandalo che lei poteva sollevare se avesse messo in atto la minaccia di raccontare a tutti che era incinta di lei. Anche nell’ipotesi che la relazione fra i due non ci fosse (ed è tutto da verificare) l’immagine del frate ne sarebbe uscita distrutta.
La Nazione