
È immaginabile un M5s senza Beppe Grillo? Secondo qualche sondaggio pare che un po’ più della metà degli attuali potenziali elettori M5s lo ritenga possibile se non opportuno. Ma è la metà di un 15%. Ovvero il 7-8%. Un altro partitino insomma, che diventerebbe un’altra spalla del Pd in uno scenario di opposizione e che finirebbe per disgregarsi in poco tempo. Giuseppe Conte poi, pompato da Casalino, con la pandemia si è convinto di essere diventato un leader. Ma le situazioni di emergenza non durano in eterno. Renato Mannheimer, presidente dell’Ispo, Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione, ne è certo: «Il Movimento come lo abbiamo conosciuto per un decennio non esiste più. Gli è rimasto il nome, ma la sostanza è totalmente cambiata».
Professor Mannheimer, che fine faranno gli elettori grillini?
«Già abbiamo visto una notevole diminuzione dell’elettorato M5s. Una volta quell’elettorato era formato da elettori di sinistra e di destra. Adesso è aumentato molto di più quello di sinistra ma ad un certo punto prevedo che se ne andrà anche quello sparpagliandosi nel non voto e nel Pd».
E del Movimento cosa resterà?
«È probabile che i 5 stelle così come li abbiamo conosciuti siano finiti».
Anche con Conte?
«Da una parte Conte gode di un’ampia popolarità ma difficilmente riuscirà a mettere insieme un partito che, soprattutto, resista per due anni senza essere al governo».
E Grillo?
«Grillo da solo con le tante defezioni e senza essere nell’area governativa farà fatica a rifare quello che ha fatto in passato. Lui è stato l’ideatore, il volto, la voce, il richiamo dei Cinquestelle, che con lui di voti ne hanno presi tanti. Senza le sue invettive, le sue provocazioni e la sua capacità di intercettare la protesta e l’indignazione del popolo, il M5s non ha più senso. Quindi non so neanche se alle prossime elezioni ci potrà essere un M5s».
E allora chi si farà portavoce della rabbia della gente?
«C’è sempre spazio per un movimento ribellista perché la gente arrabbiata ci sarà sempre e tanta gente si fa ancora convincere. Senza considerare che la stima nei politici e nel Parlamento è bassissima».
La lista Conte potrebbe funzionare?
«Conte gode ancora di entusiasmo tra la gente. Dopo Draghi è l’uomo più popolare in Italia, se la gioca con la Meloni. Affascina molto gli elettori Cinquestelle e anche altri ma passare dal fascino al voto è un’operazione complicata e lui non è ancora organizzato per far questo».
Lo aiuterà Casalino.
«Sì certo, può essere, magari gli garantirà ancora spazio sui social ma non credo che una lista Conte potrà avere un seguito e che duri a lungo. Poi non ne ho mai azzeccata una quindi tutto può essere…».
Gli ex premier che hanno fondato un loro partito non hanno avuto grande fortuna.
«È vero. Monti, ad esempio, che aveva grande popolarità ha sbagliato campagna elettorale e poi molte altre cose».
Renzi lo stesso.
«Renzi è un altro esempio di come sia difficile prendere voti e trasformare il consenso in voti. Anche lui ha avuto un grande successo da premier ma poi si è fregato col referendum. Dietro le quinte probabilmente riesce a muovere ancora delle cose, ma a prendere voti non ci riesce più».
E allora qual è il politico che ha più presa oggi nell’elettorato?
«La Meloni va benissimo, approfitta di essere all’opposizione per aumentare la sua popolarità. È molto brava anche perché fa un’opposizione senza urlare, con toni non sguaiati o maleducati nei confronti del governo e questo stile comunicativo è molto apprezzato».
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