I cento “Francesco”, gli invisibili salvati nel Villaggio dei bambini in Tigray

Il villaggio è stato risparmiato dagli orrori e dai saccheggi della guerra civile. Ma adesso “manca tutto, bisogna ricominciare da capo”. Francesco Romagnoli, ex commercialista romano, è tornato dopo due anni in Tigray e sta per ripartire, con un tir da 400 quintali di alimenti, saponi, materiale scolastico. Torna da un centinaio di bambini, “i miei orfani” dice, che si chiamano quasi tutti Francesco di cognome, come usa in Etiopia, dove il cognome è il nome del padre.

Romagnoli è arrivato ad Adwanella regione del Tigray, nel nord dell’Etiopia – nel 2000 e dal 2005 si sono aperti i cancelli del “Villaggio dei bambini”, il più “bello di tutto il Corno d’Africa”: all’inizio ospitava gli orfani della guerra con l’Eritrea, ma anche tanti neonati abbandonati – la struttura dice, di fatto funziona come la “ruota degli esposti” medievale – o con le mamme morte di parto. Oggi bimbi e ragazzi sono 102, più altri duecento almeno che sono aiutati fuori dal villaggio, perché possono stare “con un familiare o affidati a una nostra lavorante”.

Nella struttura, come racconta Romagnoli nel libro “Babajé. Il richiamo dei bambini invisibili” (edito da Gremese, e che sarà presentato martedì 21 marzo, dalle 18.30, alla libreria Notebook all’Auditorium a Roma), oggi ci sono 16 casette dove delle “mamie” accudiscono i bambini e i ragazzi, che vengono mescolati per età come in una vera famiglia. E l’associazione di Romagnoli – “James non morirà”, dal nome di un bimbo morto a tre anni per una grave forma di leucemia – si è occupata anche della scuola, che bambini e ragazzi frequentano fuori dal villaggio. “Nelle aule erano in 80 – racconta – ne abbiamo costruite otto in più, ora almeno sono in 40 per classe”. Certo, negli ultimi tre anni a scuola non ci sono potuti andare ma ora “cercheremo di tornare alla normalità. Come ho sempre detto, in Africa alimentazione e igiene curano il 95% delle malattie”.

Quindi si ripartirà dal “sapone” e dalle medicine. “E chiunque vuole buttare il suo sacco sul camion – conclude Romagnoli che si è sempre appoggiato alla solidarietà di privati per i finanziamenti – è il benvenuto”.


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