
Complottismi online che sfociano in manifestazioni e proteste incontrollate; frange eversive che strumentalizzano l’ansia e la rabbia sociale. I fatti di sabato a Roma hanno mandato in scena una dinamica paragonabile a quella che gli Usa hanno vissuto il 6 gennaio scorso, con l’assalto al Campidoglio. Ma c’è un legame diretto tra queste varie forme di cospirazionismo? E che minaccia pongono alla sicurezza pubblica? Ne abbiamo parlato con Andrea Molle, professore di Scienze Politiche alla californiana Chapman University, tra i massimi studiosi al mondo di questi fenomeni e autore di una pubblicazione sulle minacce economico-industriali legate al movimento No-Vax per l’Osservatorio per la Sicurezza del Sistema Industriale Nazionale.
Professore, come fanno cospirazioni di questo tipo a diffondersi in forma virale?
«Il loro successo dipende soprattutto dal fascino di diventare un soggetto agente del movimento, sorta di ricercatore che scopre il mistero della cospirazione e lotta per combatterla, magari formando delle vere e proprie cellule che si collegano al più ampio movimento cospirazionista».
Un «gioco di ruolo» del complotto, insomma
«Esattamente. In questo contesto si crea una situazione simile a quella dei giochi di ruolo, che ha il vantaggio di essere estremamente accattivante e di riprodursi molto velocemente».
In America il complottismo ha preso una piega politicamente preoccupante dopo la contesa elettorale del 6 novembre. Sull’antivaccinismo ritiene possibile in Europa un «Campidoglio», ovvero un fenomeno di matrice simile?
«Come si è visto sabato, è assolutamente possibile, ma con delle differenze. In America la diffidenza nei confronti delle istituzioni, soprattutto federali, è un sentimento latente molto diffuso tra la popolazione. Nel caso del 6 Gennaio, oltre naturalmente all’azione del presidente uscente Donald Trump che ha direttamente fomentato la rivolta, il Campidoglio è diventato pertanto l’obiettivo naturale di questi movimenti. In Italia, e in Europa, come si è visto, è senz’altro possibile che succeda. Vedo però invece più probabile rischioso che il cospirazionismo si evolva come una minaccia per il sistema industriale e produttivo del Paese. Ma vorrei anche precisare che con questo non intendo suggerire che tutto il mondo No-Vax o legato a QAnon in Italia sia una minaccia di tipo terroristico».
Quanto avvenuto sabato ci insegna che i problemi sono legati alle infiltrazioni. Come ha letto i fatti di quel pomeriggio?
«Ritengo che i fatti di sabato vadano nella direzione della definizione di un profilo di rischio non tanto legato al No-Vax in sé, ma alla presenza di movimenti eversivi, violenti e estremisti in seno alle proteste. Il fatto è comunque molto grave, ed è senz’altro indice di una profonda esasperazione della società italiana che hanno in parte, ma non solo, a che fare con la pandemia e che nel Covid hanno trovato un effetto scatenante».
Come dovrebbero rispondere le autorità?
«Di fronte a fenomeni del genere l’ordine pubblico va mantenuto e sul breve periodo la repressione è una risposta inevitabile, ma sul lungo periodo sarà necessario un discorso più ampio sulla gestione delle tensioni sociali e sul ruolo che giocano nell’alimentazione di proteste e problematiche ad esse associate. Una sfida che riguarderà sia le istituzioni che la società italiana».
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