
Anno nuovo, disputa vecchia. La Regioni tornano sul mistero dei 21 parametri che regolano il semaforo inventato dal governo Conte. «C’è una questione preliminare che l’esecutivo non ha mai chiarito – spiega al Giornale Giovanni Toti, alle prese nel giorno di Capodanno con l’emergenza neve – Non ci è mai stato comunicato quale sia il peso specifico di ciascuno dei 21 parametri sul totale e così – aggiunge il presidente della Liguria – l’algoritmo che decide il giallo, il rosso e l’arancione resta incomprensibile». È da mesi che la querelle si trascina, come va avanti la discussione sui criteri di valutazione.
Il 7 gennaio, finito il periodo rosso macchiato di arancione, l’Italia dovrebbe virare verso il giallo. E la riapertura dei negozi, dei bar e dei ristoranti. Ma i governatori vogliono rivedere gli indicatori. Sotto accusa la spia che misura la percentuale di positivi rispetto ai tamponi effettuati. «Lo diciamo da mesi – riprende Toti – al momento quella percentuale è falsata. Infatti molti si sottopongono ad un tampone antigenico e poi se il risultato è positivo passano al molecolare che poi è quello su cui si calcola l’incidenza dei positivi. Ora è evidente che chi si mette in fila per il molecolare è già un possibile positivo e alla fine la percentuale, calcolata su un campione già predeterminato e orientato, sarà più alta».
Allo stesso modo si vuole ridisegnare la cosiddetta valutazione di rischio. «Se tu hai quattro casi positivi – aggiunge Toti – e passi a otto, da Roma ti dicono che hai un indice di rischio elevato, in crescita. Se invece hai cento casi ma non aumentano, tu ti presenti con un parametro migliore». Toti e gli altri governatori cercano di fissare paletti nella roccia per non perdere la maglia «gialla» che tutte le regioni dovrebbero indossare fra pochi giorni. Si attendono le risposte dei tecnici e dell’esecutivo.
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