I ricchi e poveri. Cambiamo i politici per non cambiare noi. … di Sergio Pizzolante

Siamo poveri ma ricchi.
Da uno studio, sul risparmio degli italiani,del sindacato dei bancari Fabi, emergono cose molto interessanti.
Le famiglie degli italiani hanno sui propri depositi bancari, in contanti, circa 500 miliardi in più rispetto al 2011, anno della grande crisi dello Spread. 550 miliardi in più in azioni, 550 in più nei fondi comuni e altrettanti, sempre in più, nei titoli di stato.
“La ricchezza finanziaria netta è, rispetto al reddito disponibile, pari al 3,4% in Italia, al 2,8% in Francia, al 2,6% in Germania e al 2,5% in Spagna. Alla fine del 2021, anche il tasso di indebitamento finanziario delle famiglie italiane rispetto ai mutui è il più basso d’Europa, con un distacco rilevante di 3 punti base rispetto a Francia, Germania e Spagna. L’Italia, con la sua percentuale del 39% investita in titoli azionari, è seconda sola alla Spagna, ma vanta il primato della quota di portafoglio destinata ai titoli di Stato, che rappresenta il 4,3% del totale, rispet- to a una media europea dell’1,6%; ben più bassa per Paesi come Francia (0,6%) e Spagna (0,4 per cento)”.
E allora?
Sappiamo poi che l’Italia è il Paese fra i più patrimonializzati d’Europa: casa soprattutto.
E allora?
Inoltre, circa un milione e mezzo di italiani che non hanno soldi in banca( forse, per alcuni), nelle azioni, nei titoli di stato( forse, per alcuni), nei fondi, nelle assicurazioni, prendono il reddito di cittadinanza.
E allora?
Quindi abbiamo le famiglie fra le più ricche d’Europa nello Stato più indebitato.
E abbiamo la classe politica fra le più deboli e fluttuanti d’Europa: oggi ci sono domani chissà.
Partiti che scompaiono nell’arco di anni, mesi, alcune volte. Con ricambi accentuati e continui.
Il popolo vuole il nuovo e poi lo rivuole di nuovo, con la velocità della luce.
E allora?
Che cosa significa tutto questo?
Significa che lo Stato non ha la colpa di non dare ai suoi cittadini, al contrario, da troppo, ma, spesso troppo male.
Da troppo sino al punto di indebitarsi molto, sino a diventare povero, fra i più poveri, mentre i suoi cittadini diventano ricchi, fra i più ricchi.
Nella media.
Ma da troppo male, perché se sei un cittadino ricco o benestante hai la stessa stessa sanità pubblica di chi è meno ricco o più povero. Ad esempio.
Perché se sei dipendente pubblico non rischi nulla, se sei un lavoratore privato rischi tutto, ogni giorno.
Perché sino a non molti anni fa andavi in pensione bambino. Oggi non sai quando. Mentre paghi ancora le pensioni bambine.
Perché se hai comprato case e affitti hai la tassa piatta e bassa e se lavori o intraprendi hai la tassa alta e tutt’altro che piatta.
Quindi che cosa significa tutto questo?
Significa che lo Stato lo abbiamo sfasciato noi.
Se gli italiani sono fra i cittadini europei con più ricchezza finanziaria e più patrimoni e lo Stato è fra i più indebitati, significa che lo Stato e’ debole perché non regge all’assalto delle nostre richieste e delle nostre pretese, delle nostre furberie. Della nostra diseducazione politica.
Significa che non ha più latte da mungere perché ne abbiamo munto troppo.
Ogni 5 anni circa, o anche meno, da 30 anni, almeno, mandiamo via a calci quelli che c’erano prima per i nuovi, per poi riservar loro lo stesso trattamento da lì a poco.
E quelli di prima ancora, quelli della Prima Repubblica, che ci hanno tirato fuori da guerra, fame, terrorismo, li abbiamo seppelliti nell’infamia perenne.
Cosa significa tutto questo?
Significa che i politici cambiano, ma gli italiani no, e significa che gli italiani cambiano spesso i politici per non cambiare loro.
Noi.
Sergio Pizzolante