Il numero uno dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Ruffini, ha fatto ieri una delle esternazioni che lo stanno rendendo celebre: non richiede più la galera a chi evade, ma auspica che il malfattore lavori. Forzato, immaginiamo. Sembra una concessione, ma non lo è. Infatti il probo funzionario pubblico, che precedentemente traeva il suo reddito in uno studio di tributaristi che difendeva gli evasori fiscali o presunti tali, ha anche aggiunto che sarebbero 19, i milioni di contribuenti che fanno i furbetti con il fisco. Alimentando così il mito dell’italiano evasore. Quella del sovrano fiscale sembra dunque una grazia: niente più galera.
Si tratta, piuttosto, di una panzana. Dal punto di vista pratico molto simile a quella pensata dai suoi arcinemici grillini: questi ultimi volevano far lavorare i percettori del reddito di cittadinanza e non ci sono ovviamente riusciti. Se Ruffini per «condanna al lavoro», intende invece che il contribuente con debiti fiscali continui a fare ciò che sta facendo, beh non riusciamo a capire che tipo di innovazione sia.
Dal punto di vista teorico, la cosa è anche peggiore. Il pagamento in natura di un proprio obbligo, non solo fiscale, è una procedura medievale, ci riporta alle corvé. Tradisce quell’idea, tipica della Bestia statuale, per la quale il contribuente è un suddito, non ha diritto di parola, la prova della sua innocenza è sempre invertita, l’addebito delle somme è sempre dovuto, almeno in parte, prima della fine del contenzioso e così via. Una cartella esattoriale non è la fotografia di un furto. E spiace vedere un esperto come Ruffini far finta di non saperlo. Basterebbe avere un bar, un’azienda, una famiglia, un’auto, una candidatura andata male, un lavoretto saltuario, una rata che non si riesce a pagare, un bollo dimenticato per essere nella sua lista di proscrizione.
Quando si guida l’Agenzia delle Entrate evidentemente si entra in un tunnel di onnipotenza che dà i brividi. L’Esattore capo si monta spesso la testa. Solo poche settimane fa il governo ha combinato un gran casino legislativo per rispondere ad una clamorosa dichiarazione sempre di Ruffini, riguardo le truffe sui bonus edilizi: il governo ha adottato delle norme che hanno paralizzato il settore, in particolare il cosiddetto 110% (il più esente in percentuale dai magheggi) mettendo sul lastrico centinaia di imprese edili.
In Italia servirebbe un difensore civico che facesse da controcanto alle dichiarazioni populiste (al popolo piace molto sapere che il proprio vicino è un evasore) di questi Savonarola del fisco.
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