UN’INCHIESTA che sconvolge Venezia.
Ma l’onda lunga dell’inchiesta sugli appalti del Mose, il sistema di dighe mobili per la salvaguardia di Venezia, approda anche a San Marino.
Senza risparmiare le alte vette della politica italiana e del management che fa capo alle società che partecipano alla realizzazione dell’opera. Venticinque persone sono in carcere, dieci ai domiciliari, due sono colpite dagli stessi provvedimenti ma si tratta di parlamentari e quindi ci vuole l’autorizzazione specifica.
Questi ultimi sarebbero l’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan, di Forza Italia e l’ex europarlamentare non rieletta dello stesso partito, Lia Sartori.
Ai domiciliari, tra gli altri, anche il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, coinvolto con l’accusa di finanzamento illecito di partito. Un terremoto che covava dal 2009 quando iniziarono le indagini della Finanza con accertamenti fiscali nell’ambito delle società collegate al Consorzio Venezia Nuova.
Lo scorso anno il primo arresto eccellente, quello di Piergiorgio Baita, ad della Mantovani Costruzioni, colosso del settore che partecipava ai lavori del Mose e che oggi è presente anche tra le aziende per l’Expo di Milano. Pochi mesi dopo, finì in manette l’ingegner Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, considerato il ‘padre’ del Mose.
All’alba di ieri 300 finanzieri hanno eseguito i 35 arresti e operato sequestri di beni per 40 milioni di euro con un blitz che ha gelato la città lagunare. Il procuratore capo Luigi Delpino ha spiegato che «è venuto alla luce un sistema ben radicato di illegalità ad un certo livello». Il procuratore aggiunto Carlo Nordio ha aggiunto: «Paragonabile alla vecchia Tangentopoli, ma più complessa e sofisticata».
Le indagini hanno evidenziato un giro di sovrafatturazioni false da parte di società create ad hoc in Svizzera e a San Marino per rastrellare fondi neri che servivano poi per oliare politici e funzionari ad alti livelli. Il denaro, secondo l’accusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove i soldi venivano riciclati dall’ex console William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc.
Sono appena iniziate anche le verifiche fiscali con la scoperta di circa 25 milioni evasi da tre società, ma si tratta solo dell’inizio. Le indagini proseguono, ma il sistema illegale è stato letteralmente decapitato: «Abbiamo prove ben documentate — ha assicurato il procuratore Nordio — per questo i provvedimenti sono risultati tanto severi». (…) Il Resto del Carlino