I consiglieri del Partito Democratico Cristiano e del neonato Partito Socialdemocratico, Federico Bigi ed Alvaro Casali, dal sagrato della Pieve annunciano ai sammarinesi la nascita di una nuova maggioranza con la quale sarebbe stata “mantenuta la democrazia alla Repubblica”
Paolo Forcellini
Nonostante siano passati ben 64 anni dai ”Fatti di Rovereta”, c’è molto interesse su quel periodo storico che si riteneva ormai superato seppur non totalmente ben definito, e riconosciuto dalla stragrande maggioranza dei sammarinesi come quello che ha portato sviluppo e crescita economica alla Repubblica.
Molti ancora i suoi lati oscuri, tutti da verificare e non ancora da imprimere sulle pagine della storia che non può essere scritta e giudicata definitivamente, nonostante le numerosissime testimonianze di coloro che ne furono partecipi o primi attori.
Forse potrà essere scritta una volta per tutte, quando si avrà la certezza che non ci siano altri documenti attualmente sconosciuti e segretati, dopo quelli riesumati “americani” non solo nel nostro ma anche in altri paesi , ancora gelosamente custoditi in cassaforte.
Una cosa è comunque certa, che la storia, per ora, è stata scritta a chiare lettere dagli stessi sammarinesi e dalle famiglie che ne sono state coinvolte che hanno saputo superare le gravi divergenze politiche e le contrapposizioni ideologiche di allora, riappacificandosi e ristabilendo quel rapporto di amicizia e fratellanza, grazie alla “sammarinesità” innata in tutti noi e da sempre ispiratrice nelle scelte da farsi per la Repubblica.
Ma vediamo come hanno avuto inizio materialmente i “Fatti di Rovereta”.
Il 19 SETTEMBRE del 1957 alle ore 15 a Palazzo Pubblico è convocato il C.G.G. per eleggere i nuovi Capitani Reggenti per il semestre 1 Ottobre ’57 – 1 Aprile ’58, ma alla nuova maggioranza che si era costituita dopo la scissione di 5 consiglieri (4 del Partito Socialista ed uno del partito comunista) dal Governo eletto democraticamente alle ultime elezioni, viene impedito su ordine dello stesso governo, dalle forze dell’ordine, fucili alla mano, comandate dall’allora capitano dei carabinieri Ettore Sozzi, l’ingresso all’aula consi gliare.( Foto 1).

Intanto la Reggenza annullava la seduta, facendo slittare la votazione per l’elezione dei Capi di Stato, contravvenendo a quanto previsto dagli Statuti della Repubblica, con data da destinarsi.
Così la nuova maggioranza formata dai consiglieri del Partito Democratico Cristiano e del neonato Partito Socialdemocratico riparò nell’abitazione dell’avv. Giuseppe Forcellini, per poi recarsi sul sagrato della Pieve dove gli esponenti dei due partiti Federico Bigi ed Alvaro Casali, annunciarono ai sammarinesi la nascita di una nuova maggioranza con la quale sarebbe stata “mantenuta la democrazia alla Repubblica” .
Pochi giorni dopo, i consiglieri, seguiti da numerosi simpatizzanti si sono recati ai confini della Repubblica, subito fuori Dogana in località Rovereta, ospitati in una villetta, in adiacenza ad un capannone industriale, dove fu nominato il Comitato Esecutivo formata da un quadrunvirato (Bigi-Giancecchi-Casali-Savoretti). Nei giorni successivi a Rovereta si recarono tanti sammarinesi sostenitori del nuovo governo.
Molte le armi fatte arrivare ai così detti roveretiani”, armi che però fortunatamente non furono mai usate, fatto che il giornalista del Resto del Carlino così commentò: “In cento braccia inesperte è stata cucita una fascia. Cento dita potevano premere il grilletto. I primi fucili rudimentali sono stati sostituiti talvolta da armi moderne e automatiche, spuntate come funghi sotto la pioggia e non tutti i funghi erano nostrani. Nonostante ciò la situazione non degenerò nell’ irreparabile”. La situazione di stallo si protrasse per diverso tempo tanto che sembrava non esserci una soluzione immediata alla crisi. Ma poi i numerosi riconoscimenti del Governo Provvisorio da parte di molte Nazioni, in primis
dall’Italia e all’America ed infine della stessa Russia, convinsero il Governo Socialcomunista in carica, senza più una maggioranza per governare, a ritirarsi e lasciare via libera al nuovo Governo Democratico.
Paolo Forcellini