Il caro-energia pesa sui prezzi alla produzione e aumenta i timori di un rialzo superiore alle stime per l’inflazione preliminare di novembre che sarà pubblicata oggi dall’Istat. Ieri l’istituto di statistica ha reso noti l’andamento dei prezzi dell’industria che hanno segnato un aumento del 7,1% su base mensile e del 20,4% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, in netta accelerazione dal +13,3% di settembre. «La forte crescita» è spinta «dai rialzi dei prezzi dei prodotti energetici, particolarmente marcati sul mercato interno, dove si rilevano aumenti eccezionali per energia elettrica e gas», ha spiegato l’Istat, evidenziando che, al netto della componente energia, l’aumento è pari allo 0,5% mensile e al 7,9% annuo.
Nel complesso del trimestre agosto-ottobre l’incremento ha toccato il +6,5% rispetto ai tre mesi precedenti con una dinamica decisamente sempre più sostenuta sul mercato interno (+7,9%) rispetto a quello estero (+2,5%). Contenuti i rincari per le costruzioni, dove si è registrato un rallentamento della crescita su base tendenziale sia per gli edifici (+4,5%) sia per le strade (+4,5%). Nei servizi, invece, il dato relativo al trimestre ha evidenziato un ovvio aumento congiunturale per i servizi di trasporto.
Oggi sapremo come questa dinamica avrà influito ulteriormente sull’inflazione. Dopo il record segnato a ottobre (+3% annuo, valore massimo dal 2012), gli analisti si aspettano un ulteriore rimbalzo al +3,2% tendenziale. Ma è chiaro che più i prezzi alla produzione continueranno ad aumentare più quelli al consumo continueranno a risentire «a scoppio ritardato» dei rincari subiti dalle industrie. Di questa tendenza i costi di trasporto sono una spia evidente in quanto influiscono sul prezzo finale di ogni bene che si possa acquistare nei supermercato o nei negozi, inclusi quelli virtuali. E non è un caso che tra le migliaia di emendamenti alla manovra molti siano dedicati, soprattutto da parte del centrodestra, a calmierare le bollette energetiche per le famiglie. Anche nel primo trimestre 2022 le tariffe sono destinate a incrementarsi e al governo toccherà in qualche modo intervenire. Ieri ad Amsterdam il prezzo del gas è salito dell’8,4% a 95,15 euro al megawattora, mentre il greggio resta sempre al di sopra dei 70 dollari al barile.
Come evidenziato da Confcommercio qualche settimana fa, un’inflazione stabilmente sopra il 3% è destinata a incidere negativamente sui consumi (circa 3 miliardi in meno agli attuali livelli) indebolendo la crescita attesa del Pil, per ora di qualche decimale.
«Ci aspettiamo un quarto trimestre 2021 di crescita un po’ più moderata rispetto a quella che ha portato, dopo anni di stagnazione, l’Italia ad attendersi un Pil 2021 superiore al +6%», ha detto ieri il ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, alludendo al «normale esaurimento del rimbalzo del post-Covid» e prefigurando anche per il 2022 una crescita «significativamente superiore agli altri grandi Paesi europei». L’inflazione, però, rischia di rovinare questo quadro considerato che gli attuali tassi di incremento dei prezzi sono superiori a quelli delle retribuzioni.
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