Il caso Alex Schwazer, arriva su Netflix la docuserie

Probabilmente se qualcuno avesse proposto un film sulla vita dell’atleta Alex Schwazer anche il produttore più coraggioso avrebbe detto: no non si può fare, non è una storia credibile! Questa l’impressione che si ha subito vedendo IL CASO ALEX SCHWAZER, la docu serie in quattro episodi prodotta da Indigo Stories che arriva su Netflix dal 13 aprile in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo. Perché il percorso umano di questo atleta,tra cadute e risalite, è pura drammaturgia, epica. A questo si aggiunga il carattere di Alex, un puro tra mille demoni, ma soprattutto un uomo di un’ostinazione titanica. “Volevo mettere un punto, raccontare come sono andate davvero le cose. Oggi a 38 anni sono un uomo contento anche perché in momenti difficili ho incontrato una donna super (Kathrin Freund, ndr) con la quale ho avuto due figli e mi sento realizzato almeno come essere umano”, così stamani Schwazer nella sede romana di Netflix. Ecco la sua storia in estrema sintesi: marciatore italiano e campione olimpico della 50 km a Pechino nel 2008, il 6 Agosto 2012 viene trovato positivo in un controllo effettuato dall’Agenzia mondiale antidoping e il 30 luglio escluso dal CONI dalla squadra della 50 km di marcia dei Giochi olimpici del successivo 11 agosto, e sospeso per tre anni e sei mesi. Schwazer riconosce le sue colpe, piange e si dispera in tv, ma non è uno che molla. Nel 2015, ancora sotto squalifica, ricomincia ad allenarsi con Sandro Donati, allo scopo di partecipare ai giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016. Torna ad essere il campione che è sempre stato, ma il 21 giugno 2016 risulta ancora positivo al doping per un campione di urine prelevato il 1º gennaio e squalificato fino al 2024. Dopo una lunga inchiesta piena di ombre, raccontata in tutti i particolari nella serie che non manca di denunciare e fare accuse, nonostante l’archiviazione in Italia nel 2021 del procedimento penale per doping a suo carico, Schwazer è ancora fuori gioco perché la sentenza della giustizia italiana non è stata riconosciuta da quella internazionale e dall’Agenzia mondiale antidoping. “Per me – dice l’atleta – non è stato troppo doloroso raccontare certe cose perché sono fatti con i quali ho chiuso. È il mio carattere. Ho accettato di fare questa serie per il fatto che c’era tempo, quattro appuntamenti di 45 minuti per spiegare bene le cose come sono andate nei dettagli. Una cosa a cui tenevo molto. Questa serie fa giustizia sulla mia vicenda? Sono un atleta – sottolinea Schwazer – e per me la giustizia sarebbe stata tornare alle gare”. Possibilità di tornare a correre? “La mia squalifica finisce dopo luglio e questo è un dato di fatto. È troppo doloroso illudersi. Poi oggi ormai non ho più vent’anni, ho famiglia, un lavoro (Schwazer fa l’allenatore amatoriale, ndr). Chissà forse qualche gara mi ritroverò a farla un giorno, una gara paesana” dice ridendo. Dichiara infine Sandro Donati, maestro dello sport, noto per le sue battaglie contro il doping nell’atletica leggera: “Alex si è dopato quand’era depresso. È stato abbandonato come capita spesso ai campioni che vengono usati e poi buttati via. Ma quello che gli è successo dopo è un grande imbroglio, uno schifoso imbroglio e in questo senso questa docu serie è un tributo alla verità. Certe associazioni sportive sono potenti e controllano tutto e sono anche minacciose perché gestiscono i controlli in una totale incontrollabilità”. IL CASO ALEX SCHWAZER, è stata ideata e diretta da Massimo Cappello.


Fonte originale: Leggi ora la fonte