La sua ‘s’ è chiaramente romagnola, ma il suo cognome tradisce origini moracchine. C’è anche la bambina che arriva in classe con il velo sul capo, mentre il bimbo dai lineamenti orientali fa i compiti di italiano. Alla scuola elementare Ferrari, lungo via Gambalunga, a poca distanza dalla stazione, parlare di interculturalità fa quasi sorridere. Qui da oltre 10 anni si intrecciano attività ed esperienze che provengono da mezzo mondo. I bambini di origine straniera sono la maggior parte. Ben 139 alunni rispetto ai 179 totali che occupano i banchi della scuola. Arrivano dal Nord Africa, dal Bangladesh, dalla Cina, dai paesi dell’Est.
Quest’anno le prime classi saranno due, una a tempo pieno e l’altra con l’orario classico. Nella prima gli iscritti sono 20, di cui 13 con il cognome che tradisce origini straniera e sette riminesi. Nell’altra prima i bambini sono 16 e di questi, 11 sono stranieri. Come si fa a gestire una simile scuola?
«Il processo è iniziato anni fa ed oggi ci sono famiglie italiane che iscrivono qui il proprio figlio proprio per l’attività interculturale che facciamo sul campo, quotidianamente», premette la dirigente scolastica Lorella Camporesi.
Ci troviamo a Borgo Marina, una polveriera quando si parla di stranieri. Ma alla scuola Ferrari non ci si scandalizza e tanto meno ci si sorprende se un bambino esce da scuola assieme al padre per andare a pregare alla moschea, o se un suo compagno esce mano nella mano con la mamma per andare a seguire un corso di lingua cinese.
«Per chi guarda ai cognomi stranieri – prosegue la dirigente – può sembrare una situazione difficilmente gestibile. In realtà molti dei bambini sono nati qui, in Italia e a Rimini, la cosiddetta immigrazione di seconda generazione. (…) Il Resto del Carlino
