I risultati della partita per il Quirinale potrebbero determinare il ritorno anticipato alle urne. La possibilità di elezioni nazionali in primavera non fanno parte di fantapolitica, ma rientrano nell’alveo di tutti quegli scenari da non escludere alla luce del prossimo presidente della Repubblica. Non si possono non tenere d’occhio i sondaggi, che hanno mostrato un lieve mutamento in seguito alle elezioni amministrative. Il Partito democratico occupa la prima postazione, ma è il centrodestra la coalizione verso cui gli italiani nutrono maggiore fiducia. E in tutto ciò emergono numeri choc per Giuseppe Conte e il suo Movimento.
L’ultimo sondaggio
A fornire un quadro della situazione politica italiana è il sondaggio Winpoll-IlSole24Ore, il primo dopo le consultazioni comunali di ottobre. Alla guida va il Pd con il 22,8%, seguito dalla Lega di Matteo Salvini al 21,7%. Completa il podio Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni con il 19,1%.
Proprio ora si apre un discorso non indifferente. Il quarto tassello è occupato sì dal Movimento 5 Stelle, che però viene dato all’11%. Una rilevazione sottostimata o una reale punizione degli elettori? Il tutto si fa più interessante alla luce del boom di Forza Italia: il partito di Silvio Berlusconi, attestato al 10,3%, continua a crescere nei sondaggi e risulta essere ancora determinante nello scenario nazionale.
La nuova centralità del Cav lancia gli azzurri oltre il 10% e manda un segnale chiarissimo agli avversari. Esulta Antonio Tajani, coordinatore nazionale del partito azzurro: “La responsabilità e la chiarezza nei confronti degli italiani ci stanno premiando. Su vaccini, fisco, burocrazia e giustizia gli italiani apprezzano le nostre posizioni all’interno del governo. Avanti così per rilanciare l’Italia“.
Il centrodestra prepara la volata
Il panorama è chiaro: il centrodestra si conferma la prima coalizione del Paese, almeno stando alle rilevazione delle opinioni degli italiani. La coalizione formata da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia (49,5%) gode di un discreto vantaggio rispetto alla coalizione di centrosinistra formata da Sinistra, Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Verdi (43,4%). Il restante 7% preferisce collocarsi al di fuori dello schema bipolare.
Infatti il 7,1% riferisce di riconoscersi in altri partiti fuori dalle classiche alleanze (Italia Viva di Matteo Renzi, Azione di Carlo Calenda o liste comuniste ad esempio). Appare evidente come il loro apporto sia cruciale per la vittoria di una coalizione o dell’altra. Enrico Letta sogna un nuovo Ulivo per aggregare i progressisti e dunque, in teoria, avrebbe i numeri per portare a casa una vittoria risicata. Ma i veti incrociati tra Renzi, Calenda e Conte mettono in salita l’ammucchiata rossa.
I guai giallorossi
Non mancano i problemi in casa giallorossa. L’ultimo terreno di scontro tra Pd e M5S riguarda l’indicazione del relatore della manovra. I 5 Stelle minacciano la linea dura e non escludono lo strappo: “Dobbiamo avere voce in capitolo“. Dal loro canto i dem iniziano a frenare in merito a una possibile alleanza futura: “Non è un buon viatico per il futuro. Sappia Conte che l’arroganza parlamentare non è un cemento usato per tenere in piedi le alleanze“. Non a caso il senatore Andrea Marcucci ha consigliato al Partito democratico di ponderare con cautela “prima di firmare intese elettorali“.
All’orizzonte c’è anche la partita per il Quirinale. Letta e Conte rischiano grosso sull’elezione del prossimo presidente della Repubblica: non solo temono di perdere il controllo delle truppe parlamentari nel voto segreto dell’urna, ma potrebbero finire (nuovamente) sotto scacco delle mosse renziane. È palese che una sconfitta sull’elezione del capo dello Stato rappresenterebbe un colpo basso per il futuro giallorosso. E chissà se alla fine M5S e Pd effettivamente correranno insieme. Se così non fosse, a quel punto, il centrodestra avrebbe la strada spianata verso il trionfo nazionale.
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