Un gruppo di cittadini sammarinesi sarebbe pronta ad accogliere sul Titano il Cocoricò, visto che, come abbiamo avuto modo di scrivere nei giorni scorsi, da lunedì rimarrà chiuso per ben 4 mesi, a causa del provvedimento messo in atto dal questore di Rimini Maurizio Improta.
Il giro di vite operato dalla Questura è arrivato dopo la morte del 16enne a metà luglio proprio sotto la piramide, a seguito dell’assunzione di una dose elevatissima di Mdma.
Sempre ieri, Fabrizio De Meis, il manager del Cocoricò, ha dichiarato in una conferenza stampa organizzata per l’occasione a Roma che “più che una chiusura temporanea, si tratta di una chiusura definitiva dell’azienda, perché una chiusura di 120 giorni, se non sarà rivista dal Tar, è un provvedimento che porta al fallimento”.
A tal proposito abbiamo raggiunto De Meis e gli abbiamo domandato se l’idea di trasferire il Cocoricò sul Titano potrebbe avere qualche fondamento. Il manager del Cocco ci ha risposto in maniera concisa e chiara che “potrebbe essere una soluzione, ma al momento non ho visto e sentito nessuno”, intendendo le istituzioni o eventuali privati sammarinesi interessati al progetto di trasportare la mitica piramide dalle colline riccionesi a quelle del Titano.
La proposta lanciata su Facebook da un gruppo di cittadini sammarinesi è quindi piaciuta a De Meis, il quale non esclude che il Cocco potrebbe trasferirsi sul Monte e non invece a Ibiza come si vociferava già lunedì.
Quale invece l’opinione della politica sammarinese a un’eventuale trasloco del Cocoricò da Riccione a San Marino? Può costituire un’opportunità economica da cogliere al volo come, ad esempio il polo del lusso, o rappresenta un tabù insormontabile?
“Rispetto a questa vicenda – commenta Manuel Ciavatta del Pdcs – vorrei, innanzitutto, esprimere vicinanza ai genitori del ragazzo per il dramma umano che sta attraversando la famiglia, indipendentemente dalle responsabilità che saranno valutate. Un’altra vittima di un modo sbagliato di evadere, condito con quelle sostanze che deteriorano temporaneamente, e a volte irreversibilmente, la lucidità umana per vivere un’esperienza momentanea che ti porta fuori dalla realtà e che è l’esatto contrario del divertimento. La questione reale non è, dunque, lo spostamento del Cocoricò da Riccione a San Marino, ma il modello sociale di riferimento per i nostri giovani, che deve aiutarli a crescere armonicamente in tutte le loro dimensioni, dall’affetto, allo studio, al divertimento – anche quando sono nel Cocoricò! -, perché divengano donne e uomini maturi e responsabili, riferimento per le generazioni future”.
Michele Muratori del Psd invece, rispetto al suo amico di coalizione Ciavatta, afferma di essere “favorevole alla creazione di nuovi luoghi di aggregazione per i giovani sul territorio. Con la chiusura del Symbol e prima ancora del Nirvana, San Marino non ha più avuto discoteche. Fossi genitore preferirei di gran lunga sapere che mi figlio è in territorio piuttosto che in giro su strade pericolose come ad esempio la statale adriatica. Sono assoluta- mente contrario alla chiusura del Cocoricò in quanto non la ritengo la soluzione al problema droga, è come dare la colpa della febbre al termometro! Non è chiudendo la discoteca che si da giustizia al ragazzo morto la settimana scorsa. Piuttosto creare la garanzia che ciò non avvenga più, con un controllo capillare all’interno delle sale da ballo con esemplari pene per i spacciatori. Sono contrario all’uso di droghe, come all’abuso dell’alcol. Sono dei palliativi ad altri problemi. La società oggigiorno ti porta ad essere sempre al top in qualsiasi momento. Si è costantemente inglobati in ritmi frenetici che hanno poco a che fare con i ritmi naturali. Se poi si considera anche la mancanza dei valori il gioco è fatto”.
Anche il capogruppo del Psd Gerardo Giovagnoli ritiene “inutile puntare il dito contro una discoteca per colpire l’uso di droghe. Serve un’analisi approfondita che tocca tutti gli aspetti della società per capire cosa spinge un giovane a rischiare la vita ed entrare in un tunnel senza fine e un’azione culturale, legislativa e di controllo anche superando il mero proibizionismo. Non ci sarà praticamente nessun effetto concreto sotto questo punto di vista chiudendo il Cocco per quattro mesi. Molto più forte invece è l’effetto per chi ci lavora e anche per i tanti che apprezzano quel locale, che tra l’altro è valutato al 16° posto al mondo. San Marino ha subìto un ridimensionamento forte negli ultimi anni di discoteche e se ci fosse un interessamento dei proprietari del Cocoricò a San Marino sarebbe un evento positivo e la proposta dovrebbe essere valutata attentamente”.
Per il consigliere indipendente Luca Lazzari, “San Marino ha innumerevoli opportunità economiche, non c’è alcun bisogno di entrare nelle tragedie o nelle controversie del circondario. La questione del disagio giovanile un tempo era molto più presente nel dibattito pubblico. Molti ragazzi tra alcool, droga, rumore, velocità, si assentano dalla propria esistenza e talvolta vi pongono fine. Purtroppo succede spesso. Perché? La società è incapace di dare senso e identità a propri giovani. Peggio ancora: fa a meno di loro. La droga è un surrogato. In quanto surrogato, finché la società continuerà a produrre disordine e infelicità, la droga avrà larga diffusione. Meglio allora che sia lo Stato a controllarne la produzione e il commercio, così da sottrarre i proventi alla criminalità organizzata e ridurre i rischi dell’utilizzo”.
Sulle opportunità economiche, Roberto Ciavatta di Rete dichiara che “si tratti del Cocoricò o di qualsiasi altra proposta di investimento in Repubblica, l’importante è che i proponenti rispettino le nostre leggi, che la politica non prometta loro ulteriori incentivi rispetto a quelli già previsti, e che non venga consumato nuovo territorio! Abbiamo molte aree deturpate da riqualificare, chi voglia riqualificarle è il benvenuto. In passato le discoteche che abbiamo avuto in Repubblica avevano grande successo, e considerando che in Repubblica abbiamo diversi studenti e giovani, che rimangano in Repubblica per divertirsi invece di scendere in riviera non sarebbe male. Se il Cocoricò volesse mai tentare un investimento a San Marino, sappia che qua il lassismo di cui ha beneficiato altrove non sarà ammesso. Chi sbaglia paga, chi sta alle regole è benvenuto”.
Per la giovane coordinatrice di Sinistra unita Vanessa D’Ambrosio, “non sarebbe male, ma secondo me dopo tre secondi si formerebbe un comitato contrario. Il Macello ha sempre avuto e ha problemi con chi vive intorno al locale, figuriamoci una discoteca. Però, a parte tutto, anche questa scelta dovrebbe essere contestualizzata nel quadro di progettazione e sviluppo di San Marino, valutando un possibile progetto”. Per quanto riguarda la questione droghe, D’Ambrosio afferma che “è doveroso fare la distinzione tra droghe leggere e pesanti, perché c’è una netta differenza”.
Marco Podeschi dell’Upr, come Luca Lazzari, non vede di buon occhio l’arrivo del Cocoricò sul Titano: “Generalmente un’attività del genere è gestita da uno staff e non penso che trasportare a San Marino uno staff con lavoratori transfrontalieri possa dare sollievo ai problemi occupazionali o essere fonte di entrate per lo stato. Ricordo che ci sono già altre attività operanti nel settore a San Marino gestite da giovani imprenditori sammarinesi”. Sul fronte droghe invece afferma che “San Marino non è un’isola felice, sarebbe ipocrita pensare che i sammarinesi non fanno uso di sostanze stupefacenti o che la cosa si limiti alle discoteche o al solo “sballo”. A prescindere dalla tipologia e quantità restano sostanze stupefacenti e questo deve indurre la classe politica a fare delle riflessioni, poiché dietro il consumo c’è il mondo dello spaccio e della criminalità organizzata che trae da questo mercato profitti enormi. In questo ritengo che lo Stato debba dare risposte ferme e prestare grande attenzione”.
Andrea Zafferani di Civico 10, al contrario dei suoi colleghi di opposizione Lazzari e Podeschi, è più possibilista: “Sono sempre favorevole all’insediamento di nuove attività economiche, nel rispetto delle leggi vigenti e senza sgravi o condizioni ad hoc che creano discrezionalità e incertezza. E con i dovuti controlli quando queste attività possono avere un impatto sull’ordine pubblico. Nel settore del divertimento, nonostante l’attività meritoria del Vision Club, San Marino è indietro e quindi ogni opportunità andrebbe colta”. Sul consumo di droghe da sballo, prosegue Zafferani afferma che “se le persone si rifugiano in questo genere di pratiche significa che c’è un problema profondo che non si risolve certo con due parole o una condanna sui giornali”.
Anche il giovane coordinatore di Civico 10 Matteo Ciacci, come Zafferani, condivide l’idea di portare il Cocoricò sul Titano “anche perché – dichiara – una struttura leader, a livello di brand, nel settore industria del divertimento genererebbe introiti diretti ed indiretti importanti”. Sulla chiusura della discoteca riccionese afferma: “Nel caso specifico stiamo parlando della morte di un ragazzo di sedici anni, che non si risolve ovviamente chiudendo il Cocco. Si può parlare di responsabilità oggettiva del locale però credo che il problema stia a monte: serve prevenzione al fenomeno”.
Infine, sull’argomento, si è espresso anche il movimento San Marino 3.0, da sempre favorevole alla liberalizzazione delle droghe leggere: “Siamo a favore della liberalizzazione della cannabis e non delle droghe e dello sballo. Lo siamo perché è prima di tutto una questione di libertà e un modo concreto di combattere la delinquenza. Siamo totalmente contrari alle droghe pesanti, come, però, alla chiusura del Cocoricò”. Riguardo al trasferimento del Cocco a San Marino, conclude il movimento “se controllato attentamente e se non viene usato per spacciare o per la ricerca dello sballo siamo favorevoli”.
Francesco De Luigi, La Tribuna