Nessuno ci toglie dalla testa che tutte queste lettere anonime, queste minacce e chi più ne ha più ne metta, facciano parte di una regia che vuole distogliere l’attenzione dall’attualità, ovvero dal “Caso titoli”.
E’ un Paese strano. O meglio qualcuno che ci abita è strano. E vorrebbe darla a bere a tutti gli altri. La “stranezza” sta nel fatto che qui di fatti oggettivi non ne esistono. Prendi ad esempio l’imputato “X” del Conto Mazzini. Se dice qualcosa funzionale a “Y”, la sua testimonianza è assolutamente genuina.
Se al contrario l’imputato “X” del Conto Mazzini rende dichiarazioni che danneggiano questo ipotetico “Y”, ebbene quelle dichiarazioni valgono meno della carta straccia perché proferite da un soggetto brutto, sporco e cattivo.
Persino conversazioni carpite a “Tizio”, vanno bene solo se tirano l’acqua al mulino di “Caio” e poco importa di trovare i riscontri. Fate attenzione cari lettori, perché potreste trovarvi magari voi in tribunale e persino condannati, solo ed esclusivamente sulla base di dichiarazioni fatte da terzi.
Esempio pratico: “Lo sapete che io controllo X’ e posso fargli fare quello che voglio”? Ecco, magari questa potrebbe essere la classica vanteria. E in qualsiasi Paese al mondo si andrebbe a verificare se tali affermazioni trovano riscontro nella realtà. Sul Titano no. O meglio dipende. Tutto dipende qui. La durata di un processo, la prescrizione, la ricusazione…
Nessuno ci toglie dalla testa che tutte queste lettere anonime, queste minacce e chi più ne ha più ne metta, facciano parte di una regia che vuole distogliere l’attenzione dall’attualità, ovvero dal “Caso titoli”.
C’è da chiedersi il perché, anche se la risposta appare particolarmente scontata. Ci limitiamo allora a prendere atto che una situazione come quella attuale, completamente fuori controllo da qualsiasi punto di vista, sia esso quello della giustizia, piuttosto che della sanità o dell’istruzione per arrivare all’economia e al lavoro, non si è mai registrata prima.
Mai. E chi ha la responsabilità di governo deve prenderne atto, invece che dare le colpe a chi solleva i problemi. E’ evidente che c’è come minimo una incapacità colossale a gestire la cosa pubblica. E mentre si perde tempo il Paese muore ogni giorno un poco di più. Al solito ci chiediamo “cui prodest”? Forse ce lo dirà l’epilogo del caso titoli.
La RepubblicaSM